Bentornati o bentrovati su The God Gap! Se nello scorso numero, Holy Broligarchy, ci siamo avventurati nei terreni un po’oscuri, misteriosi e certamente inquietanti di transumanisti e tecnoreazionari, oggi ci addentreremo in un terreno più noto, ma non per questo meno problematico e complesso: la scuola.
Si, perché lo scorso 24 Gennaio, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha accettato di esaminare un caso che solo all’apparenza riguarda aspetti tecnici e burocratici, ma che in realtà rischia di aprire—o meglio di allargare, come abbiamo già visto in passato, una ferita importante nell’assetto generale dell’ordinamento statunitense per quel che riguarda il Primo Emendamento e il rapporto e bilanciamento tra i suoi due principi cardine di libertà religiosa e separazione tra Stato e Chiesa.
All’attenzione della Corte, infatti, è infine arrivato un caso di cui ci eravamo già occupati lo scorso anno in due numeri della rassegna stampa, in Febbraio e Giugno. Si tratta del progetto portato avanti in Oklahoma da parte di leader cattolici per avviare il primo network nazionale di charter school di ispirazione religiosa. Una charter school è una scuola pubblica che opera in modo autonomo rispetto al sistema scolastico statale. Riceve finanziamenti pubblici ma è gestita da enti privati, come associazioni o organizzazioni no-profit. Ha maggiore libertà nel definire il proprio curriculum e metodi di insegnamento, ma deve rispettare determinati standard educativi e rendere conto dei risultati agli enti di supervisione.
A differenza, dunque, delle scuole private, che possono essere chiaramente di ispirazione religiosa, ma sono finanziate dalle rette e non pubblicamente (più o meno, su questo torneremo), le charter schools hanno una componente di finanziamento proveniente dallo Stato e dunque il loro statuto per quel che concerne il ruolo della religione in esse dovrebbe essere il medesimo delle scuole pubbliche.
E qui conviene fare un passo indietro.
I conflitti sulla religione nelle scuole sono una costante della storia americana. Già nel XIX secolo, protestanti e cattolici si scontravano sulla lettura della Bibbia e sulla preghiera in aula. Il nodo della questione era quale versione della Bibbia e quali pratiche fossero appropriate per l’insegnamento. I cattolici, ad esempio, si opponevano all’uso della versione protestante di Re Giacomo nei materiali scolastici. Le tensioni sfociarono in violenza: nel 1844, a Filadelfia, gli scontri tra le due comunità causarono vittime e la distruzione di diverse chiese cattoliche. Episodi simili si verificarono negli anni 1850 a Boston e in altre città del New England.
Nel XX secolo, il terreno dello scontro si spostò. Liberali protestanti e alleati laici si contrapposero ai conservatori religiosi sulla questione dell’insegnamento della teoria dell’evoluzione nelle classi di biologia. La Corte Suprema intervenne più volte per chiarire il rapporto tra religione e istruzione pubblica: con le sentenze Cantwell v. Connecticut (1940) ed Everson v. Board of Education (1947), stabilì che le garanzie del Primo Emendamento sulla libertà religiosa si applicavano non solo al governo federale, ma anche ai singoli stati.
A partire dalla sentenza Everson, la Corte iniziò a regolamentare in modo più esplicito il ruolo della religione nelle scuole pubbliche. Nel 1948, con McCollum v. Board of Education, dichiarò incostituzionale la presenza di istruttori religiosi nelle scuole pubbliche durante l’orario scolastico, anche se le lezioni erano facoltative. Tuttavia, pochi anni dopo, in Zorach v. Clauson (1952), permise agli studenti di uscire da scuola per frequentare corsi di religione altrove.
Il ruolo della religione nelle scuole pubbliche è stato, da sempre, un terreno di scontro politico e culturale. La Corte Suprema ha più volte ribadito che la Costituzione impedisce alle scuole di promuovere o imporre pratiche religiose. Tuttavia, la definizione di cosa costituisca "indottrinamento" o "sostegno istituzionale ad attività religiose" rimane una questione complessa e controversa. Il dibattito si intreccia inevitabilmente con altre garanzie costituzionali, come la libertà di parola e di associazione. In questo contesto, i gruppi religiosi studenteschi spesso rivendicano il diritto di esprimere pubblicamente la propria fede e di ottenere riconoscimento e supporto da parte delle istituzioni scolastiche. La linea di confine tra la tutela della libertà religiosa e la separazione tra Chiesa e Stato resta, dunque, un terreno di contesa.
Il tema, d’altra parte, è è disciplinato dai principi fondamentali del Primo Emendamento, che impongono un delicato equilibrio. Negli Stati Uniti, i fondi pubblici non possono essere utilizzati per finanziare direttamente le scuole religiose. Inoltre, come avviene in Francia, gli Stati Uniti sono tra i pochi paesi in cui l’istruzione religiosa non fa parte del curriculum delle scuole pubbliche. Le scuole pubbliche sono tenute a mantenere una posizione neutrale, senza favorire o imporre alcuna fede religiosa. Un tema particolarmente controverso è quello della preghiera scolastica. Le sentenze della Corte Suprema in Engel v. Vitale (1962) e Abington School District v. Schempp (1963) hanno vietato rispettivamente la recitazione di preghiere e la lettura obbligatoria della Bibbia nelle scuole pubbliche, stabilendo che tali pratiche violano la clausola di separazione tra Stato e Chiesa del Primo Emendamento.
Queste decisioni scatenarono un’intensa reazione tra i conservatori religiosi, che le interpretarono come un attacco alla moralità pubblica. Negli anni successivi, la Religious Right fece della battaglia contro la secolarizzazione della scuola pubblica una delle sue principali cause politiche, gettando le basi per un movimento che avrebbe avuto un’influenza crescente sulle elezioni americane, soprattutto a partire dagli anni ’80.
A partire dagli anni ’90, il dibattito si spostò dalla questione della preghiera in classe a quella del finanziamento pubblico per scuole private e religiose. Un numero crescente di iniziative statali a sostegno dei voucher scolastici ha aperto la possibilità che fondi pubblici venissero destinati a istituti educativi privati, inclusi quelli confessionali.
Se in origine l’idea dei voucher si basava sul principio che i genitori, soprattutto in contesti svantaggiati, dovessero poter scegliere la scuola migliore per i propri figli, ricevendo dallo Stato un rimborso per la retta di un istituto privato, questa politica è stata di fatto utilizzata come un grimaldello dai conservatori e dalle lobby religiose per aggirare le restrizioni della scuola pubblica e favorire l’istruzione religiosa. Un articolo del New Yorker di alcune settimane fa ha raccontato la nascita e l’affermarsi di questa pratica in uno dei primi stati che, su spinta di politici e organizzazioni cattoliche, ha attivato, sostenuto e espanso la politica dei voucher: l'Ohio.
Anche l’approccio della Corte Suprema nei confronti della religione nelle scuole ha subito un’evoluzione significativa, culminata con una decisione del 2002 che ha aperto la strada all’uso dei voucher per finanziare scuole private religiose. Da quel momento, le sentenze relative all’istruzione hanno progressivamente abbandonato una prospettiva “separatista” per adottare un orientamento sempre più “accomodazionista.” Anche uno dei baluardi in materia, la preghiera a scuola, è stato di fatto messo in discussione con la decisione Kennedy v. Bremerton School District del giugno 2022. In quella circostanza, la Corte ha riconosciuto il diritto di un allenatore di football delle scuole superiori a pregare sul campo dopo le partite, annullando il verdetto della Corte d’Appello del 9º Circuito, che nel 2017 aveva confermato il suo licenziamento per aver ignorato le richieste di astenersi dalla preghiera. Con un voto di 6-3, la maggioranza della Corte ha ritenuto che il gesto dell’allenatore rappresentasse un’espressione individuale della libertà religiosa e non costituisse una violazione della separazione tra Stato e Chiesa. La Giudice Sotomayor, nel suo parere dissenziente, ha avvertito che questa decisione «pone il Paese su un percorso pericoloso, obbligando gli Stati a interagire con la religione in modi che possono compromettere la laicità delle istituzioni pubbliche».
Nello stesso mese, quello peraltro di Dobbs, la sentenza che ha abolito il diritto federale all’aborto, un altro verdetto ha rafforzato questa tendenza. Con Carson v. Makin, la Corte ha stabilito che il Maine aveva violato la Free Exercise Clause negando ai suoi studenti l’accesso a un programma di finanziamenti destinato alle scuole private religiose. Con questa sentenza, la Corte ha ampliato il raggio d’azione della clausola, rafforzando il diritto delle istituzioni religiose a beneficiare di fondi pubblici, una decisione che la Giudice Sotomayor ha definito un allontanamento dalle tradizionali interpretazioni della Establishment Clause.
Queste sentenze segnano un chiaro spostamento dell’equilibrio tra le due principali clausole del Primo Emendamento in materia di religione: mentre la Free Exercise Clause viene progressivamente rafforzata, la Establishment Clause appare sempre più marginalizzata. Con una Corte Suprema a maggioranza conservatrice, questa tendenza sembra destinata a proseguire, con implicazioni profonde per il rapporto tra Stato e religione e per la tenuta della coesione sociale in un panorama religioso sempre più pluralista.
Torniamo quindi in Oklahoma, dove la St. Isidore of Seville Catholic Virtual School avrebbe dovuto diventare la prima scuola charter religiosa finanziata con fondi pubblici negli Stati Uniti. Prevista per l’apertura nell’agosto 2024, sarebbe stata gestita dall’Arcidiocesi di Oklahoma City e dalla Diocesi di Tulsa, con l’impegno dichiarato di accogliere studenti di ogni fede. Tuttavia, il progetto ha sollevato forti opposizioni, con critici che lo considerano una violazione del principio costituzionale di separazione tra Stato e Chiesa. A differenza delle scuole paritarie religiose tradizionali, la St. Isidore avrebbe ricevuto finanziamenti statali pur incorporando insegnamenti confessionali in tutte le materie, dalla matematica alla lettura.
Nel giugno 2023, il consiglio statale ha dato il via libera alla creazione della St. Isidore, ma poche settimane dopo la Corte Suprema dell’Oklahoma ha bloccato il progetto, definendolo un rischio per la libertà religiosa e un precedente capace di esporre i cittadini a indebite ingerenze statali nelle questioni di fede. Il caso è quindi finito alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che si occuperà del caso probabilmente in Aprile.
L’iniziativa ha trovato il sostegno di figure di spicco della destra cristiana, tra cui il governatore Kevin Stitt e il sovrintendente scolastico statale Ryan Walters, noto per il suo tentativo di introdurre lo studio della Bibbia nelle scuole pubbliche. Entrambi hanno esortato la Corte Suprema a intervenire, sperando in un pronunciamento favorevole. Ma l’opposizione è arrivata da più fronti: leader religiosi, sostenitori della scuola pubblica e persino alcuni esponenti repubblicani hanno denunciato il rischio di creare un precedente pericoloso. Il Attorney General dell’Oklahoma, il repubblicano Gentner Drummond, ha avvertito che finanziare una scuola charter religiosa con fondi pubblici potrebbe aprire la strada a qualsiasi tipo di indottrinamento, dall’Islam radicale alla Chiesa di Satana.

Cosa che qualcuno ha in effetti preso sul serio. Il Satanic Temple dell’Ohio ha annunciato lo scorso dicembre di aver intenzione di offrire un programma “religioso” di propria ideazione in una scuola elementare, come risposta alle richieste dei genitori di un’alternativa al programma cristiano di "release".
I programmi di istruzione religiosa durante il "release time" rappresentano un’altra crepa in un Wall of Separation che, per quanto riguarda la scuola, sembra sempre più incrinato. Creati all’inizio del XX secolo per consentire agli studenti di ricevere insegnamenti religiosi per un breve periodo durante la giornata scolastica, negli ultimi anni i programmi di release time hanno conosciuto una rinascita, in particolare in Ohio, dove il programma evangelico LifeWise prevede che gli studenti vengano portati via da scuola per 55 minuti ogni settimana. Il programma è noto per il "grande autobus rosso" che trasporta gli studenti dalla scuola verso sedi esterne per l'istruzione, come chiese locali o centri comunitari. LifeWise è iniziato con due distretti nel 2019 e nel 2023 si è esteso a 325 programmi in 12 stati.
Questa crescita è stata accompagnata da polemiche e preoccupazioni e almeno un consiglio scolastico dell'Ohio ha revocato il permesso per il programma dopo che i genitori preoccupati si sono mobilitati. “Non stiamo cercando di chiudere LifeWise,” ha dichiarato June Everett, una ministra ordinata del Tempio Satanico, “ma penso che molte scuole distrettuali non si rendano conto che, quando aprono la porta a una religione, la aprono per tutte.” Il Tempio Satanico è una chiesa "non teistica" riconosciuta dall’IRS, la cui missione dichiarata è promuovere il pluralismo delle visioni religiose, l’empatia e il rifiuto dell'autorità tirannica.

Intanto, nota non di poco conto, un altro elemento significativo da considerare è la posizione della nuova amministrazione Trump riguardo alla scuola e all'istruzione. Nonostante fosse passato relativamente inosservato durante le prime settimane di Presidenza e nei mesi precedenti legati alla campagna elettorale, il nuovo governo ha già delineato le sue intenzioni per il settore educativo. Lo scorso giovedì 13 febbraio, durante la sua udienza di conferma davanti al Congresso, la futura Segretaria all’Istruzione, nominata da Trump, ha principalmente spiegato come intenda smantellare e chiudere il Dipartimento cui è stata assegnata. Linda McMahon, un passato a capo, con il marito, di Federazioni di Wrestling, non ha fatto altro che ribadire ciò che Trump va sostenendo da tempo. Se nella sua prima amministrazione la Segretaria Betsy DeVos aveva incarnato il mondo del movimento per la scelta scolastica, legato all’istruzione privata e ai voucher, durante l’ultima campagna elettorale Trump ha fatto un passo oltre: non solo ha criticato duramente il Dipartimento, definendolo un’istituzione infiltrata da “radicali, zeloti e marxisti”, ma ha più volte dichiarato di volerlo smantellare del tutto, un obiettivo difficile da realizzare senza l’approvazione del Congresso.
Quello che invece può fare e ha già iniziato a portare avanti è ridurre drasticamente il ruolo del governo federale nell’istruzione, tagliando fondi agli istituti che promuovono politiche progressiste, potenziando la privatizzazione e ridisegnando l’accreditamento universitario secondo criteri ideologici. I suoi piani suggeriscono una riorganizzazione radicale del sistema educativo, con meno regolamentazione centrale e più autonomia per gli stati, ma con il rischio di un forte impatto sulle scuole pubbliche e sull’accessibilità all’istruzione superiore.
E in questo senso ha già cominciato a muoversi anche il DOGE di Elon Musk annunciando un taglio di quasi 900 milioni di dollari in contratti con il Dipartimento dell'Istruzione, colpendo in particolare l’Istituto di Scienze dell’Educazione (IES), il principale ente di ricerca sul sistema scolastico statunitense. Tra i contratti cancellati figurano studi a lungo termine sull’apprendimento dalla scuola primaria alle superiori, ricerche sull’insegnamento della lettura e programmi di supporto per studenti con disabilità. Alcuni progetti già in corso, come quelli dedicati agli strumenti digitali per il miglioramento delle competenze matematiche, verranno interrotti immediatamente. In risposta, la senatrice democratica Patty Murray ha accusato Musk di voler "spazzare via la principale fonte di dati e ricerca sull’istruzione pubblica," sostenendo che i tagli siano parte di un piano più ampio per smantellare il Dipartimento dell'Istruzione e ridurre le risorse per le scuole pubbliche.
Il dibattito sulla religione nelle scuole negli Stati Uniti è emblematico delle tensioni più ampie tra secolarizzazione, pluralismo religioso e identità nazionale. L'equilibrio tra il diritto alla libertà religiosa e il principio di separazione tra Stato e Chiesa è sempre stato un terreno fertile per il conflitto culturale e politico, un conflitto che si ripercuote su molteplici ambiti della società americana, non solo sull'istruzione. La scuola, come istituzione pubblica, diventa così una lente privilegiata per osservare come le dinamiche religiose influenzino e vengano influenzate dalle politiche pubbliche, dalle questioni di identità nazionale e dalle sfide di un Paese in continua evoluzione religiosa e culturale. Le sentenze recenti della Corte Suprema, che segnano un progressivo spostamento verso una maggiore accomodazione della religione nel sistema educativo, sono indicative di un cambiamento profondo nelle interpretazioni costituzionali. Queste modifiche sollevano interrogativi cruciali riguardo alla coesione sociale in un Paese in cui il pluralismo religioso è una caratteristica sempre più visibile e influente. Il caso delle charter schools religiose, come quello di St. Isidore in Oklahoma, diventa il simbolo di un movimento che sta ridefinendo la relazione tra religione e Stato, mettendo in discussione non solo la neutralità dello Stato rispetto alla religione, ma anche l'integrità del sistema educativo pubblico e la sua capacità di mantenere uno spazio laico, inclusivo e pluralista.