God in the West Wing
Storia recente dell'ala Ovest, tra Primo Emendamento e Wall of Separation
In cui ci poniamo obiettivi ambiziosi, ma cerchiamo di raggiungerli volando basso.
Perché è anche attraverso un viaggio che va da JFK a Joe Biden, passando da Josiah Bartlet (gli unici Presidenti Cattolici, peraltro!) che possiamo cercare di capire cosa stia capitando all’Establishment Clause: il principio di separazione tra Stato e Chiesa.
Tre Fermoimmagine
Lo scorso Novembre, intervistato da CNBC, il neo eletto Speaker della Camera dei Rappresentanti Mike Johnson ha definito il concetto di Separazione tra Stato e Chiesa un “termine improprio” e il Primo Emendamento un “malinteso”. Fornendo la sua personale interpretazione del volere dei Padri Fondatori, Johnson ha sostenuto che ciò che volevano davvero era impedire al governo di interferire nella religione, non il contrario. "Le persone fraintendono” ha dichiarato Johnson “Naturalmente, [il concetto di Separazione] proviene da una frase in una lettera scritta da Jefferson. Non è nella Costituzione." Scordandosi di aggiungere che Jefferson in quella lettera citava esplicitamente il Primo Emendamento, spiegandone il contenuto e il significato e che la lettera fu scritta da Jefferson alla Danbury Baptist Association of Connecticut nel 1802, mentre era Presidente in carica.
Johnson non è chiaramente il solo a pensarla in questo modo, anche se il suo ruolo di secondo in linea di successione alla Presidenza ne fa un caso particolare. Tra una parte dei politici Repubblicani l'insofferenza verso il Primo Emendamento, o quanto meno la clausola di separazione, cresce. Lauren Boebert, deputata Repubblicana per il Colorado in carica dal 2021, membro del Freedom Caucus (uno dei gruppi Repubblicani al Congresso piu radicali nonché maggiormente fedeli a Trump), e born again Christian, si è detta "stanca" della separazione tra Chiesa e Stato. Nel Giugno 2022, parlando durante un servizio religioso domenicale in Colorado, ha detto ai fedeli: "La chiesa dovrebbe guidare il governo. Il governo non dovrebbe guidare la chiesa. Non è questo che intendevano i nostri Padri Fondatori" prima di affermare a sua volta che il concetto di Separazione origina unicamente in una “stinking letter” di un Padre Fondatore: "Sono stanca di questa sciocchezza di separazione tra Chiesa e Stato che non è nella Costituzione. Era in una dannata lettera, e non significa nulla come dicono loro." Sondaggi suggeriscono, tuttavia, che nella popolazione questa visione non raccoglie largo appoggio. Secondo un'indagine del 2021 del Pew Research Center, il 69% afferma che il governo non dovrebbe mai dichiarare alcuna religione ufficiale. Circa un Americano su cinque, tuttavia, sostiene che il governo federale dovrebbe smettere di applicare la separazione tra Chiesa e Stato (19%) e che la Costituzione degli Stati Uniti sia ispirata da Dio (18%). Il 15% va oltre affermando che il governo federale dovrebbe dichiarare gli Stati Uniti una nazione cristiana. Tra coloro che si dichiarano repubblicani la percentuale dei sostenitori della Separazione scende al 58%, mentre un quarto (26%) ritiene che il governo dovrebbe dichiarare gli Stati Uniti una nazione cristiana. Tra i democratici l'80% ritiene che il governo non dovrebbe mai dichiarare alcuna religione ufficiale.
Il 27 Giugno 2022, tre giorni dopo aver abolito le protezioni federali al diritto all'aborto, la Corte Suprema ha pronunciato un'altra sentenza definita landmark, ossia dalla quale discende un profondo cambiamento nell'interpretazione della legge, stabilendo il diritto di un allenatore di football delle scuole superiori a pregare sul campo. La preghiera nella scuola pubblica non solo è vietata negli Stati Uniti, ma rappresenta uno dei temi piu contesi in materia di Separazione. Una serie di sentenze della Corte Suprema a partire dal 1962 ha ripetutamente stabilito questo principio, sulla base del quale, nel 2015, l'allenatore Joseph Kennedy è stato licenziato per essersi ripetutamente inginocchiato al centro del campo dopo le partite di football per pregare ed essersi rifiutato di smettere. Gruppi religiosi conservatori hanno sostenuto che ciò costituiva una violazione del suo diritto di espressione e di libertà religiosa garantito dal Primo Emendamento, considerando che agiva come cittadino privato. La Corte d'Appello per il 9º Circuito nel 2017 si espresse a favore del licenziamento, sostenendo che Kennedy stava agendo come funzionario pubblico e non come cittadino privato quando pregava di fronte a studenti e genitori. Dopo un primo rifiuto a esaminare il caso nel gennaio 2019, la Corte Suprema si è infine pronunciata a favore di Kennedy con una votazione 6-3. Nel suo giudizio discordante, la Giudice Sotomayor ha scritto che la decisione "pone ulteriormente su un percorso pericoloso che costringe gli stati a coinvolgersi con la religione”.
Verso la fine del primo episodio di The West Wing, serie televisiva di culto creata da Aaron Sorkin, andata in onda dal 1999 al 2006 e incentrata sulle vicissitudini di un Presidente statunitense, appartenente al Partito Democratico, e del suo staff alle prese con il governo del Paese, i protagonisti, tra cui il Vice capo dello staff Josh e il responsabile della comunicazione Toby, si incontrano con alcuni rappresentanti di associazioni della destra cristiana conservatrice. Durante un dibattito televisivo il giorno precedente, Josh ha fatto una battuta salace e sconveniente nei confronti di queste associazioni e ora deve scusarsi, controvoglia, per evitare ripercussioni. Mentre gli animi si scaldano, uno dei rappresentanti delle associazioni conservatrici dice: “Quello di cui vorrei proprio discutere è perché sentiamo così tanti discorsi sul Primo Emendamento provenire da questo edificio, ma non sentiamo affatto parlare del Primo Comandamento”. Questo dà il la a un breve, acceso confronto che si conclude con l’arrivo inaspettato del Presidente degli Stati Uniti, Josiah “Jed” Bartlet, che mette a tacere e congeda senza cerimonie gli ospiti.
The West Wing è diventata nel tempo una delle serie TV non solo più seguite, apprezzate e premiate nella storia della televisione statunitense, ma è anche entrata a far parte di un immaginario collettivo relativamente condiviso nonostante le inclinazioni marcatamente liberal del suo autore e dei suoi protagonisti. Ciononostante Sorkin ha evidenziato più volte come il progetto iniziale fosse rischioso: “Ho ideato la serie in un periodo in cui non si parlava di politica e religione a tavola, e sicuramente non lo si faceva in televisione. Noi abbiamo parlato di entrambi nei primi 10 minuti”. Ed è così: alla base del rapporto tra religione e politica negli Stati Uniti vi sono alcune apparenti contraddizioni che viste dall’esterno sembrano impossibili da conciliare, e la battuta sul ruolo del Primo Emendamento e del Primo Comandamento nell’ala Ovest della Casa Bianca è paradigmatica.
Ma cos’è il Primo Emendamento? Cosa divide e soprattutto in che modo quel “Wall of Separation”, l’immagine con cui Thomas Jefferson ha reso l’idea del primo principio del Bill of Rights promulgato nel 1789? E come si è trasformato in relazione alle differenti personalità e inclinazioni dei Presidenti degli ultimi decenni?
I contemplate with solemn reverence that act of the whole American people which declared that their legislature should “make no law respecting an establishment of religion, or prohibiting the free exercise thereof,” thus building a wall of separation between Church & State.
THOMAS JEFFERSON, January 1, 1802
In questa puntata di The God Gap, che esce a un anno esatto dal giorno in cui il prossimo Presidente degli Stati Uniti poggerà la mano su una Bibbia e giurerà fedeltà alla Costituzione americana “So help me God”, esploreremo il rapporto dei Presidenti statunitensi da Kennedy a Biden con la religione e lo faremo alla luce dei principi che guidano la relazione tra istituzioni di governo e sfera religiosa negli Stati Uniti. Se infatti è opinione comune non solo che gli Stati Uniti siano un Paese piuttosto religioso ma anche che le loro istituzioni, a partire dai Presidenti, facciano spesso ricorso a un linguaggio e a un immaginario intriso di valenze religiose, è altrettanto noto che nel Paese vige una separazione tra “Stato e Chiesa” piuttosto rigida. Come si coniugano queste due cose? Come si sono realizzate nel concreto nel tempo e quale direzione sta prendendo oggi il Paese, in particolare alla luce di alcune clamorose sentenze della Corte Suprema sempre più conservatrice?
Si, perché, come abbiamo visto nei Fermoimmagine, parlare di Primo Emendamento e Wall of Separation non significa (soltanto) toccare questioni giuridiche e storiche, qualcosa di esistente e assodato. Anzi, più che mai negli Stati Uniti degli ultimi anni questi temi si sono intrecciati strettamente con questioni non solo all’ordine del giorno nel dibattito pubblico, ma anche molto vicine alla vita quotidiana delle persone. Un recente articolo della giurista Susanna Mancini, ad esempio, ha messo a confronto le politiche esplicite nei confronti della libertà religiosa così come l’attitudine più generale delle ultime due amministrazioni, quella Repubblicana di Donald Trump tra il 2016 e il 2020 e quella Democratica di Joe Biden attualmente in carica.
Secondo Mancini, l'azione dell'amministrazione Trump nel campo della libertà religiosa ha portato a un'espansione senza precedenti dei privilegi dei cristiani conservatori e ha utilizzato la religione per "creare una licenza per discriminare in tutto il paese". Un’eredità destinata a rimanere, poiché Trump ha profondamente plasmato il sistema giudiziario federale per decenni a venire. L'amministrazione Trump ha drasticamente ampliato le esenzioni religiose alle leggi antidiscriminazione, permettendo a strutture mediche di rifiutare servizi per motivi religiosi e autorizzando discriminazioni contro donne e minoranze. L'amministrazione Trump ha anche attaccato la libertà religiosa dei nativi americani. In alcuni casi, i siti sacri degli americani indigeni sono stati danneggiati come conseguenza indiretta delle politiche anti-immigrazione dell'amministrazione Trump. Ad esempio, parti del Monumento Nazionale del Cactus Organ Pipe nel sud dell'Arizona sono state demolite durante la costruzione del muro al confine con il Messico.
Per contro, l’amministrazione Biden è stata caratterizzata da un approccio alla libertà religiosa volto a ripristinare le protezioni in particolare per le minoranze vulnerabili, a partire da una delle prime misure adottate, l’abrogazione del famigerato Muslim Ban promosso da Trump poco dopo il suo insediamento. In particolare, per Mancini, l’introduzione di una misura come l'Equality Act, che modificherebbe il Civil Rights Act del 1964, potrebbe rivelarsi una delle più efficaci per contrastare la discriminazione: approvato dalla Camera dei rappresentanti nel 2021 e rimasto successivamente in stallo, vieterebbe "la discriminazione basata sul sesso, sull'identità di genere e sull'orientamento sessuale" in settori chiave, tra cui strutture e servizi pubblici, istruzione, finanziamenti federali, impiego, alloggio, credito e il sistema giuridico.
Il primo emendamento conta solo 45 parole, ma contiene in sé molti principi di fondamentale importanza. Il Bill of Rights venne scritto e promulgato per stabilire 10 emendamenti alla Costituzione che fissassero diritti e libertà dei cittadini nei confronti del governo e delle istituzioni e in generale regolassero i rapporti tra sfera statale e sfera pubblica. Il Primo Emendamento non solo stabilisce la separazione tra Stato e Chiesa, ma anche il principio di libertà religiosa, nonché quello di espressione. Vediamo meglio.
Il primo emendamento recita
Il Congresso non promulgherà leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione, o che ne proibiscano la libera professione; o che limitino la libertà di parola, o della stampa; o il diritto delle persone di riunirsi pacificamente in assemblea e di fare petizioni al governo per la riparazione dei torti.
La prima parte, in appena una manciata di parole, contiene in sé i principi che definiscono e regolano la libertà religiosa e i rapporti tra Stato e confessioni religiose. In particolare identifica quelle che vengono definite Establishment Clause e Free Exercise Clause, ossia la clausola che determina che non vi sarà alcuna religione ufficiale dello Stato e quella che riguarda il libero esercizio della pratica religiosa. A questi due principi si aggiunge l’articolo VI della Costituzione che vieta il Test Act, ossia l’obbligo di appartenere a una determinata confessione per accedere a cariche pubbliche.
Il contesto storico e giuridico degli Stati Uniti ha visto un costante dibattito sulle azioni governative nei confronti della religione, con una discussione continua su quale grado di separazione tra Chiesa e Stato sia accettabile. Gli Stati Uniti hanno adottato una forma di separazione parziale o passiva tra Chiesa e Stato: l’Establishment Clause prevede una forma di neutralità e impedisce al governo di favorire una particolare religione, ma di fatto non istituisce un separatismo completo. Inoltre, nel contesto del Bill of Rights, la Free Exercise Clause di fatto diviene soprattutto una questione di libertà individuali.
Per gran parte dei primi 150 anni, le clausole religiose del Primo Emendamento non sono state oggetto di dibattito. A partire dagli anni Quaranta, tuttavia, hanno guadagnato importanza nella giurisprudenza federale, principalmente come sottoprodotto della decisione della Corte Suprema di estendere il Bill of Rights oltre il governo nazionale, applicandolo anche ai governi statali e locali. Questa trasformazione ha generato un dibattito duraturo tra due interpretazioni concorrenti: il separatismo e l'accomodamento.
Come scrivono i politologi Wald e Calhoun-Brown, dal periodo postbellico fino agli anni Settanta, la Corte Suprema si è orientata in gran parte verso un approccio separatista, mentre dagli anni Ottanta ad oggi ha adottato una direzione più accomodante. Questa evoluzione può essere compresa meglio considerando il contesto politico in cui sono state prese le decisioni giudiziarie. La trasformazione della dottrina Chiesa-Stato negli anni Quaranta è stata influenzata non solo dalla tendenza generale a estendere il Primo Emendamento ai governi statali e locali, ma anche da un aumento dell’attivismo politico e lobbistico di associazioni di stampo religioso cui la Corte ha cercato di porre un freno. La svolta a partire dagli anni Ottanta è stata invece influenzata dalla crescente influenza dei Repubblicani sul Congresso e sulla Casa Bianca a partire dal 1968.
Nel costante confronto-scontro tra separatismo e accomodamento si esplica il contraddittorio rapporto tra religione e politica negli Stati Uniti. Come notato dal politologo Ahmet T. Kuru in uno studio comparato tra le diverse forme di separatismo in Turchia, Francia e Stati Uniti, la separazione finanziaria tra Stato e istituzioni religiose negli Stati Uniti, ad esempio, è più rigida che in Francia. Il denaro dei contribuenti non può essere utilizzato direttamente per finanziare le scuole religiose negli Stati Uniti. Inoltre, gli Stati Uniti, come la Francia, sono uno dei rari paesi in cui non esiste istruzione religiosa nelle scuole pubbliche. Ma la questione della preghiera a scuola, ad esempio, è tra le più dibattute: nemmeno il cambio di indirizzo della Corte Suprema negli ultimi decenni aveva influito su questo aspetto, ma come abbiamo visto, le sentenza sull’allenatore di football potrebbe cambiare le cose. Per contro, ogni giorno nelle scuole i ragazzi recitano il Pledge of Allegiance, il giuramento di fedeltà alla bandiera americana, al cui interno si parla di “One Nation Under God”.
Si, perché al bilanciamento tra separazione tra Chiesa e Stato e integrazione tra religione e politica, bisogna aggiungere il tema della cosiddetta religione civile americana, ossia quell’insieme di simboli e riferimenti religiosi che permeano la retorica politica, un costante ricorso a immagini e simboli religiosi che rimandano a una dimensione trascendente della nazione e una visione dell’esperienza storica e del proprio scopo in termini religiosi e vocazionali. Se questa visione ha chiaramente a che fare con aspetti radicati della cultura statunitense come il manifest destiny e l’eccezionalismo americano, è anche vero che il suo radicamento nella società e nell’immaginario condiviso ha visto una fortissima propulsione in tempi molto recenti. È solo dagli anni Cinquanta, infatti, con la presidenza Eisenhower e nel contesto delle prima fasi della Guerra Fredda (anche se altri elementi economico-sociali hanno svolto un ruolo, come notato dallo storico Kruse), che una certa retorica si è affermata, anche in relazione alla figura e all’esperienza stessa del Presidente in carica.
Nel suo discorso di accettazione della nomination alla Convention Nazionale Repubblicana del 1952, Eisenhower promise che la campagna elettorale sarebbe stata una “grande crociata per la libertà”. Eisenhower si incontrava spesso con il reverendo Billy Graham per ricevere guida spirituale: "Penso che uno dei motivi per cui sono stato eletto sia stato quello di aiutare a guidare spiritualmente questo paese", confidò a Graham. “Abbiamo bisogno di un rinnovamento spirituale”. Nel giorno dell’insediamento, Eisenhower guidò i presenti in “una piccola preghiera” che aveva composto quella mattina. La prima domenica di febbraio, divenne il primo presidente in assoluto ad essere battezzato mentre era in carica. Quattro giorni dopo, fu l'ospite d'onore alla prima National Prayer Breakfast, che presto divenne una tradizione annuale. Infine, nel 1954, il Congresso aggiunse la frase “Under God” al Pledge of Allegiance. Una frase simile, “In God We Trust”, fu aggiunta per la prima volta su un francobollo nel 1954 e poi sulla carta moneta l’anno successivo; nel 1956 divenne il primo motto ufficiale della nazione.
Secondo Kruse, durante l’era Eisenhower agli americani venne detto, più e più volte, che la nazione non solo avrebbe dovuto essere una nazione cristiana, ma che lo era sempre stata e questo ebbe un impatto. La percentuale di americani che dichiaravano di appartenere a una chiesa era stata piuttosto bassa nel corso del diciannovesimo secolo, sebbene fosse lentamente aumentata da appena il 16% nel 1850 al 36% nel 1900 e al 49% nel 1940. Nel decennio e mezzo successivo alla seconda guerra mondiale, tuttavia, la percentuale di americani che appartenevano a una chiesa raggiunse il 57% nel 1950 per poi toccare il picco del 69% alla fine del decennio, un massimo storico.
Una singola Presidenza, dunque, sebbene all’interno di determinati contesti storico-sociali, è stata in grado di trasformare profondamente tanto la religiosità pubblica quanto l’identità stessa della nazione.
In un libro pubblicato nel 2008 e intitolato God in the White House, lo storico Randall Balmer si chiede come sia successo che gli Stati Uniti siano passati in quattro decenni dall'affermazione di John F. Kennedy, il quale sosteneva che la religione non dovrebbe avere alcun ruolo nelle elezioni, alla dichiarazione di George W. Bush che affermava: "Credo che Dio voglia che io sia presidente". In realtà, entrambi avevano le loro ragioni, più politiche che religiose, per affermare quel che dicevano, ma il contesto storico-culturale e il background personale hanno svolto comunque un ruolo importante.
Per Kennedy la religious issue rappresentò un elemento cruciale durante la campagna elettorale: all’inizio degli anni Sessanta un cattolico era ancora guardato con sospetto e anche apertamente ostracizzato da ampi settori politici e religiosi Protestanti. Per questa ragione fu importante per JFK insistere costantemente sul Primo Emendamento, sulla separazione tra Stato e Chiesa e sul fatto che l’appartenenza religiosa di un Presidente o di un candidato non dovrebbero svolgere alcun ruolo nella scelta di votarlo o meno: il Cattolicesimo era ancora visto come una confessione religiosa per la quale la separazione tra Stato e Chiesa non sussisteva. Per oltre un decennio, da Kennedy a Ford, passando per Lyndon Johnson e la presidenza di Richard Nixon, la guerra in Vietnam e il Watergate, questo approccio continuò a prevalere. I successori di Kennedy avevano esperienze personali con la religione anche molto diverse. Sebbene tutti Protestanti, Johnson apparteneva a una denominazione chiamata Disciples of Christ orientata al Primitivismo Cristiano, Nixon era Quacchero e Ford Presbiteriano. Le vicissitudini nazionali nonché il generale orientamento prevalente, mantennero il ruolo dell’esperienza religiosa personale come un elemento secondario nella figura di un Presidente e nel suo mandato.
Ma le cose cambiarono all’indomani delle dimissioni di Nixon, nel contesto di una nazione profondamente traumatizzata e sfiduciata nei confronti della politica e della Presidenza e con il contributo, forse paradossale con gli occhi di oggi, di un Presidente Democratico. Jimmy Carter fece della sua fede evangelica un punto fondamentale della sua figura pubblica e politica, oltre che della sua esperienza personale. Un evangelico del sud, membro della Southern Baptist Convention (da cui usci nel 2000 in disaccordo con gli orientamenti sempre più rigidi e conservatori), si definiva un born again cristian e la sua presidenza coincise con la rinascita del movimento evangelico in politica e l’affermazione della destra religiosa, che dagli anni Ottanta fino ad oggi ha continuato a svolgere un ruolo cruciale.
Il “Redeemer President” come lo definisce Balmer, chiamato a sanare le ferite e i “peccati” lasciati sulla nazione da Nixon, cadde rapidamente in disgrazia e il peso politico degli Evangelici, cresciuto rapidamente, si volse a destra, a sostenere prima Ronald Reagan e quindi il suo vice, George H.W. Bush, entrambi, peraltro, Protestanti Mainline, rispettivamente Presbiteriano ed Episcopaliano. Torneremo su questa fase cruciale per la politica statunitense parlando della storia della destra religiosa americana. La presidenza di Reagan rappresentò comunque un momento di svolta e consolidò l'alleanza tra la destra cristiana e il Partito Repubblicano. In un’ intervista del 2004, Carter ha notato: “Quando ero più giovane, quasi tutti i Battisti erano fortemente impegnati su base teologica a favore della separazione tra Chiesa e Stato. Solo 25 anni fa cominciò ad esserci una fusione tra il Partito Repubblicano e il Cristianesimo fondamentalista, in particolare con la Convenzione Battista del Sud. Questo è uno sviluppo abbastanza nuovo, e penso che sia stato causato dall’abbandono di alcuni principi fondamentali del Cristianesimo”.
Gli anni Novanta della presidenza Clinton sono stati caratterizzati da una molteplicità di storie, polemiche e dibattiti e forse il tema religioso non è il primo che viene alla mente. Tuttavia, nell’ormai trasformato contesto politico, la questione dell’appartenenza religiosa del Presidente e della sua posizione sui temi della Separazione e della libertà religiosa divennero, soprattutto all’inizio dei suoi due mandati, tema di discussione e attacchi. Clinton era un Evangelico del sud che a differenza di Carter non faceva della religiosità un elemento centrale della sua personalità, tenendola anzi come un fattore privato. Ciononostante, come nota Balmer, il suo linguaggio tendeva talvolta a inserire inclinazioni di tono che fossero in grado di parlare anche a quella importante parte di Paese. Per questo fu spesso accusato di incoerenza o falsità. Con George W. Bush entriamo nel campo della memoria recente condivisa. Nato Episcopaliano e convertitosi al Metodismo dopo il matrimonio (entrambe correnti del Protestantesimo Mainline), Bush ha raccontato dell’esperienza di conversione e di born again Christian negli anni Ottanta in seguito all’incontro con Billy Graham. Bush ha chiaramente parlato del suo ruolo in termini quasi profetici e con un linguaggio sempre profondamento impregnato di toni moralistici.
Dal punto di vista personale, gli ultimi quindici anni hanno visto Presidenti con posizioni piuttosto riservate rispetto alla fede personale, ma attitudini politiche molto differenti. Barak Obama, nonostante le teorie del complotto che lo volevano musulmano, ha dichiarato di aver avuto un rapporto intermittente con la Chiesa, pur riconoscendosi come Protestante e avendo frequentato diverse Black Churches. Di Trump si sa poco, se non che si identifica a sua volta come Protestante e, nonostante sia considerato dall’elettorato repubblicano come molto religioso e, come abbiamo visto, le sue politiche siano state volte a sostenere il conservatorismo cristiano, a livello personale non è mai parso particolarmente devoto. Biden, lo sappiamo, è il secondo Presidente cattolico nella storia degli Stati Uniti.
Questa cavalcata che abbiamo fatto oggi, forse un po’ faticosa, sicuramente lunga, ma mi auguro chiara e interessante, voleva mettere alcuni punti fermi che definissero i confini di ciò di cui spesso ci troviamo a parlare in The God Gap. Se infatti nel nostro viaggio esploriamo spesso aspetti sociali e culturali del panorama religioso statunitense, l’intersezione con le questioni politiche rimane uno degli obiettivi di questa newsletter: conoscere e comprendere il contesto per capire certe dinamiche in azione durante questo anno di campagna elettorale. Avere qualche nozione generale dei paletti giuridici e insieme storici entro cui tutto ciò si dispiega è quindi importante.
D’altra parte, i cambiamenti profondi che stanno avvenendo in quell’assetto “accomodazionista” che abbiamo visto e che stanno spingendo sempre più i confini della neutralità e assottigliando il “Muro” della separazione sono ormai all’ordine del giorno e ampiamente noti. Penso in particolare alla ormai consolidata giurisprudenza della Corte Costituzionale negli ultimi anni, che, se si è esplicata nel suo caso più clamoroso con la sentenza Dobbs V. Jackson Women’s Health Organization che ha di fatto smantellato la protezione federale del diritto all’aborto, ha tuttavia riguardato una molteplicità di altri casi. Come abbiamo visto, quello statunitense non è un sistema separatista netto, ma piuttosto un mix. Alcuni temi, tuttavia, rappresentano capisaldi del Wall of Separation, tra questi la preghiera a scuola e le questioni finanziarie, legate da una parte ai finanziamenti alle scuole religiose e dall'altra al divieto fatto alle associazioni esenti dal pagamento delle tasse, come quelle religiose, di utilizzare fondi per svolgere attività politica (il Johnson Amendment che i Repubblicani e Trump in particolare hanno piu volte sostenuto di voler abrogare). Anche nel primo episodio di The West Wing, tra le ragioni del contendere, emergono proprio la preghiera a scuola e le esenzioni fiscali in rapporto all'attività politica.
Nel Giugno 2022 osservatori su Washington Post, POLITICO, Guardian, New York Times, tra gli altri, hanno esplicitamente caratterizzato l'operato della Corte Suprema come volto a smantellare il Wall of Separation: A ruinous Supreme Court decision to dismantle the wall between church and state; A Requiem for the Supreme Court; Alarm as US supreme court takes a hatchet to church-state separation; The Supreme Court Wants to End the Separation of Church and State; solo per citare alcuni dei titoli. Prima di Dobbs e Kennedy, nello stesso Giugno 2022 la Corte aveva stabilito nel caso Carson v. Markin che lo Stato del Maine aveva violato la Free Exercise Clause, avendo impedito agli studenti di utilizzare un programma di sovvenzione statale per frequentare scuole private che offrivano attività anche di carattere religioso, e invece considerando idonee scuole private di carattere “nonsectarian”. Così facendo, come ha notato la giudice Sotomayor, la Corte ha mosso un nuovo passo verso una radicale reinterpretazione della Free Exercise Clause ampliandola a dismisura, ai danni della Establishment Clause.
Qualche link alle fonti
Qui potete sentire Mike Johnson smentire Thomas Jefferson.
Un approfondimento di Associated Press sul caso del coach licenziato e le conseguenze della decisione della Corte Suprema.
Qui potete vedere la scena di The West Wing cui faccio riferimento.
Un link affiliato al libro di Randall Balmer God in the White House.
Save the Date
Domenica prossima, 28 Gennaio uscirà il primo numero della Rassegna Stampa di The God Gap, erede degli Episodi Bonus.
La newsletter torna invece il 10 Febbraio, vigilia del Super Bowl; per allora si saranno tenute altre primarie repubblicane, su tutte il New Hampshire già lunedi; sapremo quindi meglio quale sarà la situazione in quel campo.
Grazie per aver letto fin qui. Se The God Gap vi piace, spargete la voce.
Errata Corrige: la prima versione della newsletter indicava George W. Bush come Evangelico Metodista del sud. In realtà, la Chiesa Metodista cui Bush appartiene fa parte delle tradizioni Mainline del Protestantesimo; tuttavia la sua esperienza di Born Again lo distanzia dal Metodismo tradizionale, avvicinandolo alle tradizioni evangeliche cui lo stesso Billy Graham apparteneva.