In cui troverete tanti (forse troppi) numeri, percentuali, grafici e mappe per tuffarvi nella complessa mappa religiosa degli Stati Uniti.
Perché quando si viaggia, anche davanti a uno schermo, una bussola serve sempre. Partiamo!
Tre Fermoimmagine
Negli Stati Uniti ci sono più Streghe che Presbiteriani. Titoli vagamente acchiappa click di questo genere sono circolati alcuni anni fa e seppur formulati in maniera tale da attrarre l’attenzione, riflettono comunque dati reali. Il numero di coloro che si riconoscono come Pagani (quindi appartenente al movimento Wicca, quello appunto delle ‘streghe’, o ad altri movimenti) è stimato intorno al milione e mezzo; erano circa 130mila all’inizio del millennio (per la cronaca, i Presbiteriani, una delle denominazioni Protestanti più antiche, sono poco più di un milione). Il Paganesimo, e in particolare la Wicca, è uno dei percorsi spirituali in più rapida crescita negli Stati Uniti e diverse piattaforme online come TikTok sono emerse come ‘luoghi’ di apprendimento e ritrovo. Le’streghe’ hanno anche attirato l’attenzione di media e politica quando, durante le udienze per la conferma di Brett Kavanaugh, nominato da Trump alla Corte Suprema nel 2018, una libreria di Brooklyn ha lanciato un "incantesimo" sul controverso giudice conservatore. A questo rituale si è unita la cantante Lana Del Rey, che ha dichiarato di aver già lanciato diversi incantesimi sul presidente Donald Trump. Dalle parti di Fox News l’hanno presa piuttosto male, cosa che era un po’ l’obiettivo dell’iniziativa.
I cambiamenti nel panorama religioso Americano sono molti e complessi; non riguardano unicamente l’aumento di coloro che non si riconoscono in alcuna confessione religiosa, ma si esprimono, invece, in più complesse dinamiche relative anche alla geografia del paese. I dati diffusi la scorsa estate dal Religion Census mostrano come il calo degli affiliati in aree considerate meno religiose (come il Pacific Northwest o il New England) è meno rapido e importante rispetto a quello, ad esempio, del Midwest e della Rust Belt. Questi dati si intrecciano con le dinamiche elettorali. In Michigan, nella Contea di Oakland, che comprende i sobborghi settentrionali di Detroit, la percentuale di persone affiliate a una congregazione religiosa è diminuita del due percento tra il 2010 e il 2020. Questa diminuzione è coincisa con un aumento dell’elettorato democratico: il presidente Joe Biden ha vinto la contea con più del doppio del margine di voti di Barack Obama otto anni prima. Nella Contea di Bucks, nei sobborghi di Philadelphia, la quarta contea più popolosa della Pennsylvania e spesso considerata un indicatore delle tendenze politiche nazionali, la percentuale di appartenenti religiosi è diminuita di quasi 18 punti percentuali tra il 2010 e il 2020. Nel 2012, Obama ha vinto la Contea di Bucks con il margine più esile, solo un punto percentuale. Nel 2020, Biden ha vinto con 5 punti. Specularmente, in Florida gli aderenti religiosi sono cresciuti in 49 contee su 67. Una delle sorprese nelle elezioni del 2020 è stata la Contea di Miami-Dade. Mentre Clinton aveva battuto Trump di quasi il 30% nel 2016, Biden ha superato Trump di soli sette punti nel 2020. Nel 2010, circa il 40% dei residenti della Contea di Miami-Dade era affiliato a un gruppo religioso. Nel 2020, questa percentuale è salita al 52%. Una dinamica simile si è verificata in alcune contee del Texas vicine al confine, come la Contea di Zapata. Clinton l'aveva vinta di 44 punti nel 2016, mentre Biden ha superato Trump di soli 11 punti nel 2020. La percentuale della Contea di Zapata che faceva parte di una congregazione era del 31% nel 2010. Solo 10 anni dopo, era salita al 65%.
Un’indagine condotta dal Pew Research Center nella primavera del 2023 ha rivelato come gli Stati Uniti siano percepiti dall’esterno come meno religiosi di quello che realmente sono. Una media del 23% degli adulti intervistati in 23 paesi nel mondo afferma che gli Stati Uniti sono più religiosi rispetto ad altre nazioni ricche, mentre il 41% sostiene che siano altrettanto religiosi delle altre nazioni ricche e il 26% che siano meno religiosi. Più della metà degli adulti afferma questo in Ungheria (59%) e in Spagna (54%), ad esempio. In alcuni paesi, ampie percentuali ritengono che gli Stati Uniti siano meno religiosi rispetto ad altre nazioni ricche. Quasi la metà degli adulti (48%) lo afferma in Messico, uno dei nove paesi sondati in cui almeno il 33% degli adulti lo sostiene. In realtà, circa quattro americani su dieci dichiarano che la religione è molto importante nella loro vita, il doppio (21%) della percentuale mediana riscontrata nelle nazioni ricche esaminate.
Potrebbe esser sembrato controintuitivo, a quanti hanno seguito The God Gap in queste settimane, aver cominciato il nostro viaggio nell'universo religioso Americano partendo non da una panoramica generale, ma da un caso specifico e per di più dal caso di coloro che non professano alcuna religione. In realtà, come abbiamo visto, le ragioni di questa scelta sono diverse. Anzitutto anche la nonreligione appartiene al campo delle credenze e convinzioni ultime sul senso della vita nel quale si collocano molteplici fenomeni culturali e sociali tra i quali le religioni tradizionali, ma anche molte altre esperienze. Ancor più importante è il fatto che la crescita dei non affiliati rappresenti il fenomeno più rilevante sotto questo profilo negli Stati Uniti nell’ultimo paio di decenni ed è indicato come uno dei fattori rilevanti anche sotto un profilo politico ed elettorale.
Per capire cosa questo significhi, è allora necessario fare un passo indietro e collocare questo fenomeno entro la cornice più ampia del panorama religioso americano, delle sue trasformazioni, e della sua grande diversità. Il sociologo Samuel L. Perry, coautore negli ultimi anni di due volumi sulla destra religiosa americana e il Christian Nationalism, Taking America back for God e The Flag and the Cross, ha evidenziato la rilevanza di includere la variabile religiosa a tutti i livelli di analisi sociale, macro (leggi, politiche, elezioni, identità nazionali), meso (istituzioni) e micro (interazioni quotidiane e credenze). In particolare, ha sottolineato come, se da una parte il processo di polarizzazione culturale e sociale sia talvolta sovrastimato e gli Americani stiano mediamente diventando più ‘liberali’ su molte questioni etiche e legate ai diritti civili, è tuttavia altrettanto vero che le leadership politiche si stanno invece radicalizzando e questo porta a fratture profonde nell’elettorato e nel pubblico americano, nonché a una crescente sfiducia reciproca e nei confronti della democrazia.
Per Perry, una delle chiavi per comprendere meglio questi complessi processi, apparentemente contradditori, è fare della ‘religione’ il focus dell’analisi (seppur in combinazione con altri elementi come razza, genere, fattori economici, ecc) e non solo una variabile fra tante. Come scrive Perry, ‘religione’ non deve necessariamente essere una categoria di comportamento di per sé unica, né una variabile che è causa o conseguenza di qualche dinamica politica. La religione può semplicemente essere un "luogo" per osservare comportamenti sociali complessi. Nella misura in cui la politica americana è sempre più caratterizzata da settarianismo politico, analizzare cambiamenti nelle identità e nei gruppi religiosi può anche fornire una teoria esportabile con cui comprendere dinamiche politiche in evoluzione
E allora, partiamo dai numeri. Il primo aspetto da considerare è che, non solo, nonostante i cambiamenti e le trasformazioni che stiamo imparando a conoscere, l’America è storicamente un paese notevolmente religioso, ma soprattutto la varietà ha sempre caratterizzato il panorama religioso statunitense. Se infatti oggi circa il 64% degli Americani si definisce Cristiano (era il 90% negli anni Settanta, l’80% all’inizio del millennio), è pure vero che essere un Episcopaliano del New England, far parte di una megachurch di stampo evangelico, appartenere una Black Church o far parte di una congregazione Mormone significano cose molto diverse. Alla miriade di Chiese Protestanti e altre denominazioni interne al Cristianesimo bisogna poi chiaramente aggiungere i fedeli di altra confessioni religiose e coloro che si riconoscono in una molteplicità di altre esperienze.
Robert Putnam, in American Grace, testo che abbiamo già citato nel primo numero di The God Gap come riferimento per la definizione del nostro concetto eponimo, utilizza un’agile tassonomia in quattro categorie principali. Il primo gruppo comprende l’intero universo Protestante, quello che rimane quindi, nel suo complesso, il primo gruppo religioso americano. All’interno dei Protestanti possiamo distinguere gli Evangelici, i Protestanti Neri e i Protestanti Mainline. I Protestanti Evangelici rappresentano uno dei gruppi religiosi più rilevanti del panorama statunitense. Le loro radici si pongono all’inizio del 18° secolo, ma all’inizio del Novecento gli Evangelici si sono divisi in correnti di stampo Fondamentalista (nel senso di dogmatiche, gli attuali Evangelici), e correnti di stampo Modernista (più liberali e antecedenti degli attuali Protestanti Mainline). Gli evangelici hanno visto un graduale declino dopo la scissione, ma all’indomani della seconda guerra mondiale, nel contesto della presidenza Eisenhower e con figure come il famoso predicatore Billy Graham, quella Evangelica si è imposta come la componente più rilevante del Conservatorismo Protestante. Questo significa che comprende al suo interno varie anime e spesso i singoli individui si riconoscono più facilmente come membri di specifiche congregazioni (per esempio Southern Baptists, Mennoniti, Pentecostali e congregazioni nondenominazionali) che non come Evangelici. Secondo i dati del 2022 del Public Religion Research Institute, i più recenti disponibili, gli Evangelici bianchi sono il 13,6% della popolazione americana.
I Protestanti Mainline, letteralmente della ‘linea principale’, riuniscono denominazioni come Metodisti, Luterani, Presbiteriani, Episcopaliani; come visto si differenziano dagli Evangelici originariamente da un punto di vista teologico, ma differiscono anche sotto un profilo organizzativo e strutturale, rappresentando delle Chiese più vicine alla concezione europea del concetto. Il complesso delle denominazioni protestanti Mainline rappresenta il 13,9% della popolazione.
La tradizione delle Chiese Nere Protestanti pone le sue radici nell’esperienza secolare della schiavitù e della segregazione. Con il termine Black Church ci si riferisce a una molteplicità di denominazioni e congregazioni con una lunga e consolidata storia e identità, che fonde un focus di stampo evangelico sulla pietà personale con una forte componete tipicamente protestante di "Social Gospel", la convinzione che la fede cristiana debba essere anzitutto orientata al progresso della giustizia sociale. I Protestanti Neri sono circa il 7,7% della popolazione.
Il secondo gruppo identificato da Putnam raggruppa tre confessioni differenti tra loro, ma accomunate dal fatto di essere facilmente riconoscibili e identificabili, nonché dal fatto di essere tradizioni storicamente presenti nel panorama Americano: i Cattolici, gli Ebrei e i Mormoni. Questi ultimi due gruppi contano l’1,9 e l’1,5% della popolazione, ma nell’immaginario collettivo rappresentano sicuramente due tradizioni con una rilevanza culturale importante. I Cattolici bianchi sono il 12,6%, mentre i cattolici ispanici, uno dei gruppi in maggior crescita negli ultimi anni, sono l’8,6% (un altro 1,9% è rappresentato da cattolici di altra provenienza etnica).
Il terzo gruppo raccoglie circa il 4% della popolazione che appartiene, in proporzioni simili tra loro simili, alla fede islamica, a quella induista e a quella buddista, nonché ad altri gruppi in numeri inferiori. Se è vero che percentualmente si tratta di porzioni piccole di popolazione, parliamo comunque di oltre 10 milioni di persone e di gruppi spesso in costante crescita.
Infine e come abbiamo ormai imparato a conoscere, tra il 25 e il 30% della popolazione non si riconosce in alcuna confessione religiosa, denominazione o gruppo specifico, ma si ritiene None (niente in particolare), o più esplicitamente ateo o agnostico.
Potrebbe risultare sorprendente, grazie alla grande risonanza mediatica che spesso suscitano, ma le comunità evangeliche sono quelle che hanno visto la maggior e più rapida decrescita nel numero di appartenenti nel corso degli ultimi due decenni. Se infatti i Cristiani bianchi nel loro complesso sono diminuiti di un terzo in meno di trent’anni, e son passati dal 54% nel 2006 e al 44% nel 2021, gli Evangelici bianchi sono passati dal 23% nel 2006 al 14% nel 2021. Diminuite anche le altri appartenenze cristiane: Protestanti Mainline dal 19% al 16% e Cattolici dal 16% all’11%,
Riassumendo, quindi, circa il 65% degli Americani appartiene a una Chiesa Cristiana, circa il 30% non è affiliato e circa il 6% appartiene ad altre confessioni religiose tradizionali. Le principali variabili per quel che riguarda la religiosità sono razza e età: Afro-Americani in particolar modo e Latini sono più religiosi dei bianchi e molto più religiosi degli Americani di origine asiatica; allo stesso modo i più anziani sono più religiosi dei più giovani. Variabili meno rilevanti sono invece genere, fascia di reddito e tipo di area di residenza (urbana o rurale). La dimensione geografica è invece rilevante: il Sud, la valle del Mississippi e lo Utah sono di gran lunga le aree a più alta intensità di religiosità. Ma quello geografico è un aspetto su cui è interessante soffermarsi.
Abbiamo visto nel secondo dei tre fermoimmagine come, oltre al cambiamento più significativo relativo alla crescita dei Nones, sia importante considerare un più generale mutamento nella geografia religiosa del paese. I tassi di religiosità così come la composizione in termine di congregazioni e confessioni religiose sono cambiati e stanno cambiando anche profondamente. Un approccio di tipo geografico, di geografia umana e culturale, alla ‘religione americana’ è dunque non solo un’interessante chiave per addentrarsi nella mappa religiosa degli States, ma è anche una lente cruciale cui guardare a questi fenomeni in una prospettiva politico-elettorale.
Storicamente, la più alta percentuale di Protestanti Evangelici e Neri per stato di trova nel Sud del paese. La cosiddetta Bible Belt, che comprende stati che, per la maggior parte, si affacciano sul Golfo del Messico, dal Texas a ovest alla Florida a est, presenta i più alti tassi di religiosità. Gli stati invece con la più alta densità di Cattolici si trovano principalmente nel nord-est del paese. Ma il New England è anche casa per un buon numero dei Protestanti Mainline, insieme al Midwest.
Dati del Religion Census, (condotto dall’Association of Statisticians of American Religious Bodies nel 2020 e pubblicato la scorsa estate), così come quelli raccolti dal Pew Research Center nel 2022, mostrano come gli adulti statunitensi tendano ad essere più religiosi, su diversi parametri, nel Sud e meno nell'Ovest e nel Nord-est. In stati come Alabama, Mississippi, Louisiana e Texas, oltre la metà della popolazione è allineata con una tradizione religiosa. Questa tendenza si estende anche verso nord attraverso le Grandi Pianure negli stati come Kansas, Nebraska e i Dakota. Nell'Ovest, nello stato di Washington e nell'Oregon meno del 35% della popolazione appartiene a una tradizione religiosa. La stessa tendenza è evidente anche nel New England. I cali più importanti nell’appartenenze religiosa e nella religiosità nell’ultimo decennio si sono avuti meno nel sud, maggiormaente nell'Ovest. Nord e Sud Dakota, Minnesota, Iowa e Michigan hanno registrato cali nel totale degli aderenti religiosi di almeno il 10%. Lo stesso declino è emerso anche in Pennsylvania, New York e Massachusetts. La Rust Belt, la zona che comprende stati che nella regione dei Grandi Laghi e gli stati occidentali del Midwest, come abbiamo visto in apertura è tra le aree che ha visto uno dei cali più rilevanti, forse sorprendentemente.
Tendenze inverse si sono viste nel Sud della Florida e in aree del Texas vicino al confine con il Messico, così come alcune parti di New Mexico, Arizona e Idaho. La migrazione infatti contribuisce grandemente al cambiamento religioso negli Stati Uniti. I Cristiani costituiscono ancora la maggioranza degli immigrati negli Stati Uniti, compresi la maggioranza degli immigrati dal Messico, la terza fonte più grande di nuovi immigrati negli ultimi anni. Tuttavia, la quota stimata di nuovi immigrati che sono Cristiani (55%) è inferiore alla quota di Cristiani della popolazione statunitense esistente (64%), il che significa che l'immigrazione non sta aumentando la quota della popolazione cristiana. Lo stesso vale, tuttavia, per le persone senza affiliazione religiosa: si stima che il 12% dei nuovi immigrati non sia affiliato religiosamente, rispetto al 30% della popolazione statunitense esistente. L'immigrazione sta portando soprattutto a una crescita della quota di persone appartenenti ad altre religioni, come Induisti e Musulmani: si stima che il 32% dei nuovi immigrati siano aderenti ad altre religioni (rispetto al 6% della popolazione statunitense). Le dinamiche migratorie, che portano tendenzialmente chi arriva a stabilirsi laddove esiste già una comunità di connazionali, influiscono dunque chiaramente anche sulla geografia religiosa degli Stati Uniti.
Ora, questi dati e i cambiamenti cui sono soggetti negli ultimi anni e nel prossimo futuro sono rilevanti sotto una molteplicità di punti di vista e tra questi vi è sicuramente anche quello politico. Come rilevato dal Census of American Religion realizzato dal Public Religion Research Institute e aggiornato al 2022, la maggioranza della base elettorale di entrambi i principali partiti è cristiana ma la proporzione totale di Cristiani è molto più alta tra i Repubblicani (85%) rispetto ai Democratici (62%). Anche la composizione della coalizione cristiana all'interno di ciascun partito è notevolmente diversa. I gruppi cristiani più numerosi tra i Repubblicani sono tutti bianchi: Protestanti Evangelici bianchi (30%), Protestanti Mainline bianchi (20%) e Cattolici bianchi (18%). Nel campo democratico, i gruppi più numerosi sono i Protestanti Neri (16%), i Cattolici ispanici (12%), i Cattolici bianchi (10%) e i Protestanti Mainline bianchi (9%).
Nel complesso, i Repubblicani sono per il 71% Cristiani bianchi e per il 14% di Cristiani di colore, mentre i Democratici sono per il 24% Cristiani bianchi e per il 38% Cristiani di colore. Il restante della popolazione di ciascun partito — il 39% dei Democratici e il 15% dei Repubblicani — appartiene ad altre religioni o non è affiliato religiosamente. Tre Democratici su dieci (31%) sono senza affiliazione religiosa; il 3% è Ebreo; Musulmani, Buddisti, Induisti e Universalisti Unitariani rappresentano circa l'1% ciascuno; e un altro 1% appartiene ad altre religioni. Nel campo dei Repubblicani, il 12% è senza affiliazione religiosa, l'1% è Ebreo e l'1% appartiene a tutte le altre religioni.
Entrambi i partiti hanno registrato notevoli cambiamenti nella composizione religiosa della loro base elettorale negli ultimi due decenni. I Democratici hanno visto un cambiamento molto più radicale rispetto ai Repubblicani, con la percentuale di Cristiani nel partito che è passata dall'85% nel 2006 al 62% nel 2022. I Repubblicani hanno registrato un cambiamento del 9%, passando dal 94% all'85% di Cristiani. I Democratici hanno anche visto diminuire la percentuale di Protestanti Evangelici bianchi tra le loro fila, passando dal 17% al 4%, mentre la percentuale di Democratici senza affiliazione religiosa è aumentata dal 9% al 31%. La proporzione di Evangelici bianchi tra i Repubblicani è diminuita, ma non in misura così significativa, passando dal 37% al 30%, e l'aumento di coloro che sono senza affiliazione religiosa è stato anch'esso più limitato, passando dal 4% al 12%. Non sempre questo però si è riverberato nelle dinamiche e nella composizione interna alle leadership partitiche.
Considerate le dinamiche elettorali delle presidenziali americane, i cambiamenti nella distribuzione geografica dell’appartenenza religiosa e della religiosità giocheranno per certo un qualche ruolo nelle prossime elezioni. La diminuzione dell’appartenenza in stati chiave come Wisconsin, Michigan e Pennsylvania potrebbe essere un vantaggio per i Democratici, poiché si tratta di stati cruciali per il loro successo. La crescita dell’adesione religiosa in stati come la Florida e il Texas, con l'aumento dei numeri di immigrati ispanici religiosi e socialmente conservatori, potrebbe essere un dato positivo per i Repubblicani.
Ma sono anche le dinamiche interne ai singoli partiti che devono essere tenute in considerazione. Come notato sul New York Times da Ryan Burge, Assistant Professor di Scienze Politiche alla Eastern Illinois University, la base elettorale democratica tiene insieme, sempre più a fatica, gruppi religiosi e nonreligiosi spesso in disaccordo tra loro su questioni sociali e culturali chiave. I Black Protestants, ad esempio, sono un gruppo politicamente molto uniforme: oltre il 90% di loro ha votato per Biden nel 2020. Tuttavia, i Protestanti Neri sono spesso sostenitori di un approccio più liberale alle questioni economiche, ma sono tendenzialmente più conservatori sulle questioni sociali. Allo stesso modo, l’altro grande gruppo che costituisce la base dell’elettorato democratico, i non affiliati, rappresenta potenzialmente un elemento di difficoltà per il partito. Come abbiamo visto nel secondo numero di The God Gap dedicato ai Nones, atei e agnostici ritengono che il Partito Democratico sia diventato più conservatore negli ultimi anni. Considerato che gli atei sono il gruppo religioso più attivo politicamente negli Stati Uniti negli ultimi anni, più propensi a sostenere un candidato e donare denaro a una campagna elettorale, la loro voce per un Partito più progressista è destinata a sentirsi. Allo stesso tempo, tuttavia, la crescita dei non affiliati non equivale alla crescita degli atei, ma piuttosto a un aumento di una quota di popolazione non così uniforme e spesso con visoni più conservatrici.
Qualche link alle fonti
Qui potete leggere un pezzo pubblicato su NBC News circa la Wicca e il Paganesimo negli Stati Uniti, un tema su cui comunque torneremo sicuramente in futuro.
Se invece volete vedere l’ex commentatore di Fox News Tucker Carlson prendersela con le streghe, questo articolo del Guardian è per voi.
I risultati dell’indagine del Pew sulla percezione all’estero delle religiosità americana si trovano qui.
I dati che cito appartengono al Religion Census, al Census of American Religion e all’indagine del Pew Research Center Modeling the Future of Religion in America.
Alcuni pezzi di commento a questi dati scritti da Ryan Burge si possono leggere sul New York Times, su Politico e su Religion News Service.
Save the Date
Ci sentiamo Sabato 20 Gennaio con il quarto numero di The God Gap. Quel giorno marcherà l’inizio del countdown per l’insediamento della nuova Presidenza nel 2025.
A partire invece da domenica 28 Gennaio i Bonus Episodes diventeranno una rubrica fissa mensile: la Rassegna Stampa di The God Gap. Ogni ultima domenica del mese andremo alla scoperta di storie e notizie interessanti delle quattro settimane precedenti sull’universo sociale, culturale, politico e religioso statunitense.
E intanto negli Stati Uniti…
Si terranno il 15 Gennaio i caucus in Iowa, prima tappa delle Primarie Repubblicane, che come abbiamo visto nelle ultime settimane potrebbero anche rivelarsi meno scontate di quanto previsto inizialmente.
Anzitutto, quello che sembrava essere il favorito alla posizione di runner-up, il Governatore della Florida Ron DeSantis, sembra ormai definitivamente appannato nella sua immagine e scavalcato nei sondaggi dalla ex ambasciatrice all’ONU di Trump, Nikki Haley.
Inoltre, le Corti Supreme statali di Colorado e Maine hanno per il momento escluso Donald Trump dalla possibilità di partecipare alle primarie nei soli due stati sulla base del 14° emendamento alla Costituzione, per aver sostenuto un’insurrezione. Le Corti Supreme di Minnesota e Michigan si sono espresse invece in maniera opposta e altri casi sono ancora in fase di discussione. Sarà necessario un pronunciamento, che molti auspicano rapido, della Corte Suprema (a maggioranza conservatrice e con tre membri su nove nominati da Trump) per avere una decisione definitiva sul caso.
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