In cui anche chi vi scrive ha realizzato solo in medias res l’effettiva quantità di cose da dire e storie da raccontare sull’universo non credente e/o non appartenente statunitense.
Perché Nones potrà anche essere un’etichetta vaga e generica - e poi, ammettiamolo, in inglese suona come ‘nuns’, suore, che date le circostanze è una coincidenza bizzarra. Ma dietro l’etichetta ci sono, come sempre, le persone e quelle sono sempre più interessanti delle categorie che le contengono.
Tre fermoimmagine.
Quando il 3 gennaio scorso, a seguito delle elezioni di Midterm tenutesi nel novembre precedente, il 118° Congresso degli Stati Uniti si è insediato per il suo mandato biennale, la sua composizione, sicuramente diversa sotto molti altri aspetti, non differiva in maniera sostanziale da quella degli anni Settanta sotto il profilo delle appartenenze religiose. Circa l’88% dei rappresentanti attualmente in carica appartiene a una fede Cristiana, il 6% è di fede ebraica, tutte le altre confessioni religiose sono sotto lo 0,6%, vale a dire al massimo 3 rappresentanti. Solo il deputato democratico della California Jared Huffman si definisce umanista e la senatrice indipendente dell’Arizona Kyrsten Sinema si definisce non affiliata. Con alcune indagini che sostengono che il 30% della popolazione statunitense dichiara di non riconoscersi in alcuna confessione religiosa (da qui Nones, letteralmente “nessuna in particolare”), la discrepanza tra società e rappresentanza politica è palese.
Nell’agosto 2021 Greg Epstein è stato eletto all’unanimità alla presidenza dell’organizzazione dei cappellani dell’Università di Harvard; guida circa 40 cappellani rappresentanti di varie confessioni religiose presenti nel campus. Epstein, ateo, è dal 2005 il cappellano umanista dell’Università e autore nel 2010 di un saggio, bestseller del New York Times, intitolato Good Without God. What a Billion Nonreligious People Do Believe. Finding purpose, compassion, and community. Epstein ha dichiarato "C'è un crescente gruppo di persone che non si identifica più con alcuna tradizione religiosa ma sperimenta comunque un reale bisogno di conversazione e sostegno su cosa significhi essere un buon essere umano e condurre una vita etica." Se d’altra parte, tra gli under 30 la percentuale di Nones sale sopra il 40%, la popolazione studentesca di Harvard, secondo un’indagine sulla classe del 2019, è due volte più propensa a identificarsi come atea o agnostica rispetto ai 18enni nella popolazione generale.
Nell’autunno del 2013, molti giornali dedicarono approfondimenti e indagini, tra il serio e l’ironico, al fenomeno delle Sunday Assemblies, descritte come la “nuova Chiesa atea”. Vere e proprie congregazioni umaniste e atee, fondate in Inghilterra, le Sunday Assemblies si sono diffuse rapidamente anche negli Stati Uniti, raggiungendo 70 capitoli e circa 5.000 partecipanti mensili entro il 2016. Un’organizzazione simile, Oasis, fondata nel 2012 a Houston da un ex pastore, Mike Aus, nel 2016 contava gruppi attivi in altre sette città nordamericane. Nonostante l'iniziale successo e la simultanea crescita dei Nones nella popolazione generale, negli ultimi anni, in concomitanza anche con la pandemia di COVID-19, la popolarità delle congregazioni umaniste è declinata. Più della metà delle Sunday Assemblies si è sciolta e la partecipazione è drasticamente calata. Ciononostante, i gruppi rimasti si sono consolidati, specialmente laddove c'era un forte legame, come a Salt Lake City, che ospita uno dei capitoli di Oasis più numerosi e di successo, divenuto un punto di riferimento per coloro che hanno abbandonato la Chiesa Mormone.
Quando, nell'aprile scorso, la giornalista e opinionista del New York Times, Jessica Grose, ha avviato la sua serie di articoli sulla crescita di coloro che non si identificano più con alcuna comunità religiosa, ha sollecitato i lettori del giornale a condividere le ragioni di tale decisione nel caso la circostanza li riguardasse. Oltre 7 mila persone hanno risposto, descrivendo la propria esperienza, che si è manifestata principalmente in tre categorie: i seeker, coloro che hanno cambiato più volte affiliazione; gli scettici, divenuti atei o agnostici dopo una rottura brusca con la chiesa durante la giovinezza; gli slow faders, che si sono allontanati gradualmente nel tempo. Il panorama delle storie raccontate al New York Times è ampio e variegato, dando giustamente risonanza a una realtà in rapida crescita nella società americana, spesso sottovalutata o mal rappresentata, apparentemente incoerente con un paese tradizionalmente considerato – anche a ragione - altamente religioso.
Come abbiamo visto nella prima puntata di The God Gap, gli Stati Uniti hanno assistito negli ultimi decenni a un crescente processo di polarizzazione che è culturale, politico e anche religioso. Il fenomeno maggiormente sotto gli occhi di tutti quando parliamo dell’intersezione tra religione e politica, è sicuramente quello della destra religiosa, che ha attraversato nel tempo varie fasi e rinascite e negli ultimi anni ha preso la forma prima dei movimenti evangelici più esposti politicamente e ora di quello che viene chiamato Christian Nationalism. Ma la crescita dei non affiliati ha il potenziale di impattare ugualmente sul panorama sociale e politico Americano. Di recente CNN, intervistando una docente di Religious Studies, Tina Wray, ha sostenuto che il peso politico dei Nones potrebbe arrivare in pochi anni a superare quello degli evangelici e questo non solo in termini numerici, ma anche culturalmente. Ma i Nones tendono a sfidare le categorizzazione facili: sono un universo composito e in trasformazione. Conoscerli è quindi più cruciale che mai.
Ma chi sono e quanti sono i Nones negli Stati Uniti? Una prima cosa è rilevante da notare. Secondo un’indagine condotta dal NORC Center for Public Affairs Research dell’Università di Chicago e Associated Press pubblicata in ottobre (ma i dati sono in linea con quelli di altre indagini statistiche, condotte ad esempio dal Pew Research Center), circa 1 adulto su 6 si identifica come “nulla in particolare”. Questo numero è pari a quello degli atei e degli agnostici messi insieme (7% ciascuno). Questo è un dato importante, poiché molta attenzione è riservata, almeno in parte del dibattito pubblico, non tanto a posizioni “forti”, ma a un’area della società che, ad esempio, nei paesi europei è molto comune ed è il prodotto dei processi di secolarizzazione. Una disaffezione alla partecipazione e all’appartenenza religiosa che, anche quando non si esprime in convinzioni apertamente non- o anti-religiose, comunque allontana quote crescenti di popolazione dai luoghi di culto. Negli Stati Uniti questo fenomeno, che in Europa procede da decenni, è relativamente nuovo. Nones allora sono non solo gli atei e gli agnostici, ma soprattutto coloro che si definiscono, ad esempio, “spirituali ma non religiosi”, che si considerano sia l'uno che l'altro o nessuno dei due e molte altre situazioni.
I Nones sono presenti in tutti i settori sociali. Crescono in particolare al calare della popolazione cristiana, soprattutto i Protestanti ‘mainline’ (Metodisti, Luterani, Presbiteriani, Episcopaliani, Battisti). Ma, come riportato dal Washington Post, sono presenti in ogni fascia d’eta; persone con e senza laurea hanno probabilità simili di non avere affiliazioni religiose; abitano in tutte le regioni del paese, compreso più di un quinto della "Bible Belt" nel Sud. Quasi il 40% degli americani di origine asiatica e oltre il 25% degli americani bianchi, neri e latini non si identificano con alcuna religione.
Tuttavia, secondo il Pew, il 90% degli Americani afferma di credere in Dio o in qualche forma di potere superiore. Questo include quasi tre quarti dei Nones. Circa il 40% di loro prega. Molti abbracciano una gamma di credenze e pratiche spirituali, che vanno dalla credenza nel paradiso al karma, la reincarnazione, l’astrologia o i cristalli.
Un universo così variegato, complesso e in costante trasformazione, si presta chiaramente a molteplici interpretazioni. Per alcuni osservatori, si veda ad esempio un articolo pubblicato sul sito di informazione indipendente specializzato Religion Dispatches, la narrazione dominante cerca ancora di inquadrare coloro che si definiscono come Nones entro confini religiosi riconoscibili. Pur leggendo gli stessi numeri delle indagini statistiche, rappresentanti di associazioni che riuniscono varie anime del campo nonreligioso – associazioni come Freedom from Religion Foundation, American Atheists, and Americans United for the Separation of Church and State - urgono per una loro maggior contestualizzazione. Rilevante è infatti il tema della rappresentazione e della rappresentanza. Da una parte, emerge chiaramente il fatto che, a livello culturale e sociale, per molti ‘suona ancora strana’ la presenza e larga rilevanza di persone che non credono in alcun dio o quanto meno non si riconoscono in alcuna chiesa. Dall’altra viene ribadita la rilevanza di una leadership e della visibilizzazione di associazioni di settore, ma anche di una maggiore rappresentazione mediatica.
Non si fa fatica a notare, in effetti, una certa cautela in molti articoli e commenti che anche giornali importanti negli ultimi anni hanno dedicato al tema. È in questo contesto, ad esempio, che bisogna considerare l’insistenza sulla dimensione spirituale abbracciata da molti non credenti o la partecipazione a varie forme di attività a carattere comunitario: il sottotesto sembra spesso un certo scetticismo e la convinzione che i Nones non siano poi così felici e soddisfatti delle loro scelte e che in fondo quel che continuano a cercare è ciò che le chiese già offrono.
Le narrazioni e le rappresentazioni tuttavia sono cruciali. Studi hanno notato come, per quanto riguarda i Nones e ancor di più gli atei, "un intervento puramente informativo - notificare alle persone che un certo gruppo è comune - può ridurre i pregiudizi" e "apprendere quanto siano comuni in realtà gli atei riduca la diffidenza" (Gervais, 2011). Commentando l’elezione di Epstein ad Harvard, la sociologa Penny Edgell ha notato come questa possa segnalare un cambiamento e un aumento della visibilità e dell'accettazione degli americani non religiosi. Se infatti gli americani stanno diventando sempre più a loro agio con forme alternative di spiritualità, lo sono ancora meno con coloro che considerano completamente secular. E questo è ancor più vero quando si parla di politica.
Molti elettori americani rimangono diffidenti nei confronti degli atei e dei non credenti in politica. L’Economist ha riportato un sondaggio del 2022 realizzato dall’Università del Maryland secondo il quale solo il 48% degli intervistati voterebbe per un ateo, un numero inferiore rispetto a qualsiasi altra religione. Candidati che professano o almeno evocano valori cristiani sono generalmente preferiti. In questo panorama le eccezioni spiccano. Commentando nel 2019 il lancio della candidatura alla Presidenza del Democratico texano Beto O’Rourke, il The Atlantic notava l’assenza nel video in questione di qualsivoglia riferimento a Dio - un’evenienza più unica che rara anche tra i Democratici - e ricordava menzioni a Dio nei discorsi di tutti i Presidenti e candidati Presidente da Bill a Hillary Clinton, passando per Al Gore e Obama.
C’è poi l’altra prospettiva da cui guardare all’argomento, ossia cosa votano i Nones. Abbiamo visto nella prima puntata che il concetto stesso di God Gap indica la differenza nelle abitudini di voto tra coloro che si riconoscono in una religione istituzionale e sono praticanti e coloro che sono meno o per nulla osservanti o affiliati. Dunque chi è più religioso tenderebbe a votare Repubblicano, chi è meno o per nulla religioso, tenderebbe a votare Democratico. Ma si tratta chiaramente di un’approssimazione e la natura cangiante e in rapida trasformazione dei Nones potrebbe avere un impatto su questa concezione.
Gli atei e gli agnostici dichiarati sono molto attivi politicamente: donano più frequentemente e partecipano a più incontri politici e manifestazioni. Tendono a identificarsi come liberal, quindi se anche sono portati a votare Democratico, sono tuttavia molto più esigenti nei confronti del partito rispetto all’elettorato di riferimento medio e spesso lo considerano troppo moderato. I Nones, d’altra parte, sono meno propensi a votare, sono meno coinvolti politicamente e sono notevolmente più conservatori. All’aumentare della quota di popolazione che si identifica come Nones, aumenta anche il pluralismo interno a questo gruppo. Se dunque è vero che nel 2020 il 46% dei voti per Biden veniva da elettori nonreligiosi, la continua crescita dei Nones non rappresenta tuttavia di per sé un dato a favore dei Democratici e a sfavore dei Repubblicani.
Sebbene la maggioranza dei Nones, come ha notato il direttore del Pew Research Center, sia indifferente alla dimensione religiosa e dunque non senta la necessità di un’alternativa, la congregazione religiosa rimane un'importante forma di organizzazione nella società americana, come sottolineato da Robert Putnam, con una partecipazione storicamente più elevata rispetto ad altri tipi di associazione.
Molti americani hanno un coinvolgimento nella loro congregazione che va oltre la mera appartenenza. Si tratta di un modello di organizzazione religiosa di stampo protestante, un’eredità che plasma i contorni del panorama religioso Americano. La centralità della congregazione, nota sempre Putnam, e la sua influenza protestante emergono anche, ad esempio, nel modo in cui le religioni degli immigrati si adattano all'ecosistema religioso americano. Le comunità religiose sono un punto d'incontro e una fonte di impegno civico.
Il venir meno dell’appartenenza religiosa lascia effettivamente in molti, in America, questo senso di comunità mancante. Perry Bacon jr., opinionista del Washington Post, ad esempio ha dedicato una sua columm dell'ottobre scorso a questo senso di mancanza: “oggi l'America è una nazione di credenti (circa il 70 percento afferma di avere una qualche fede religiosa) che non partecipano regolarmente ai servizi religiosi (solo il 30 percento frequenta i servizi almeno una volta al mese). Io sono l'opposto: una persona senza convinzioni chiare su Dio che comunque desidera partecipare frequentemente a qualcosa di simile a una chiesa”. Da qui, ad esempio, le congregazioni secolari che abbiamo visto in apertura, ma non solo; torneremo probabilmente con The God Gap sulle forme comunitarie alternative che sembrano diffondersi negli Stati Uniti al calare della appartenenza religiosa istituzionale.
Questo, d'altra parte, non è sicuramente vero per tutti i Nones. Robert P. Jones, fondatore del Public Religion Research Institute, commentando il calo di partecipazione alle Sunday Assemblies, ha notato "Uno degli aspetti attrattivi di una congregazione secolare è quello di essere un modo alternativo ma familiare per soddisfare i bisogni sociali e spirituali che storicamente sono stati soddisfatti dalle congregazioni. Ma la stragrande maggioranza delle persone che sono cresciute nella religione e che se ne sono andate, riferisce di essere piuttosto soddisfatta della propria scelta”.
Qualche link alle fonti.
Un profilo del New York Times di Greg Epstein cappellano di Harvard si può leggere qui.
Questa è la recente indagine di Associated Press sull'universo Nones negli States. È parte di un più ampio reportage che indaga i Nones nel mondo, Italia compresa.
Qui l'ultimo numero dell'indagine di Grose sulla crescita dei Nones negli stati uniti.
Save the Date
Ci sentiamo il 30 dicembre! Grazie per aver letto fin qui. Se The God Gap vi piace, spargete la voce