In cui prendiamo a prestito il titolo di un film con un discreto Al Pacino, un famoso monologo e lo spirito del football (e un po’ degli Stati Uniti) in quel “Either we heal now, as a team, or we will die as individuals. That's football guys”.
Perché cercare di comprendere il significato della ‘Domenica santa’ del Super Bowl o della passione di milioni di Americani per una infinita partita di baseball, significa fare un passo in più nella comprensione di un Paese.
Tre Fermoimmagine.
Durante il Super Bowl del 2023, vennero trasmessi due spot pubblicitari promossi dalla campagna He Gets Us, nei quali si facevano paragoni tra l’operato di Gesù e la situazione della società contemporanea globale. La campagna, apparentemente puntava a un riavvicinamento, in particolare dei giovani, a forme di Cristianesimo votato al perdono, all’inclusione, alla compassione. I finanziatori dell’iniziativa appartengono, tuttavia, a gruppi vicini al conservatorismo di destra e uno dei maggiori sostenitori della campagna è David Green, fondatore di Hobby Lobby una società di negozi di vendita al dettaglio, ma soprattutto una corporation esplicitamente creata per riflettere e diffondere valori e convinzioni cristiani e conservatori. È probabile anche quest’anno verranno trasmessi spot della campagna.
Forse è interessante ricordare che solo nel 2011 un altro spot a sfondo religioso venne invece rifiutato da Fox, l’emittente che trasmette il Super Bowl. Prodotto dalla Fixed Point Foundation, un think tank cristiano evangelico, lo spot mostrava un giocatore con sul volto scritto John 3:16, riferimento a un versetto biblico “Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”. Fox rifiutò lo spot sostenendo di non accettare pubblicità da organizzazioni religiose allo scopo di promuovere particolari credenze o pratiche.
Lo spot, in ogni caso, richiamava una pratica nota. Non solo fin dagli anni Settanta, il pubblico aveva mostrato magliette e cartelli con la citazione del versetto (era stato un provocatore evangelico di nome Rollen Stewart a cominciare). Ma soprattutto nel 2009, Tim Tebow, quarterback che all’epoca militava nel campionato universitario con i Florida Gators, cominciò a scriversi John 3:16 sulle strisce nere di grasso che i giocatori tracciano sotto gli occhi. La NCCA, la lega del football universitario, vietò l’anno seguente di scriversi alcunché sotto gli occhi, ma Tebow, che passò poi nell’NFL, divenne noto come il quarterback di Dio.
For decades, few things have united America as consistently and completely as football — the autumnal obsession of small-town Friday nights, the ritualistic centerpiece of college-town Saturdays, the communal Sunday religion of a staggering percentage of the populace. In American culture, the game stands virtually alone in the way its appeal cuts across demographic lines.
Washington Post, 18 Dicembre 2023
Clear Eyes, Full Heart, Can't Lose
Friday Night Lights è il titolo di un libro reportage pubblicato nel 1990, un film del 2004 e una serie TV trasmessa su NBC dal 2006 al 2011. Tutte e tre le opere si concentrano sulla vita della squadra di football del liceo della città di Odessa (chiamata Dillon nella serie), in Texas, e sulle persone che ruotano attorno ad essa. Probabilmente agli occhi di molti non Americani, la storia dei Panthers, del coach Taylor, dei compagni di scuola e della cittadina intera può sembrare forzata, a tratti inverosimile. Sia il film che la serie iniziano mostrando gli allenamenti con in sottofondo le chiamate appassionate degli ascoltatori che commentano le partite e le prestazioni dei ragazzi (liceali di 15, 16 anni) al programma radiofonico dedicato alla squadra. Quando viene mostrata la prima partita, lo stadio (uno stadio di una squadra del liceo in una piccola città di provincia), struttura che conta circa 20mila posti a sedere, è gremito e il tifo…beh, da stadio come si suol dire.
Il ruolo dello sport in generale e di alcuni sport maggiori nella società e nella cultura americane è difficile da paragonare a quello in altri paesi, anche appassionati come il nostro. Non è solo una questione di maggiore importanza o coinvolgimento, ma di una diversità intrinseca, che parte fin dalle competizioni universitarie e liceali, quelle delle squadre più diffuse capillarmente su tutto il territorio e in cui è più facile identificarsi. Buzz Bissinger, che trascorse un anno nel 1988 nella comunità di Odessa e dei Panthers per indagare la cultura del football liceale, oltre a evidenziare le problematiche razziali, sociali ed economiche di questa piccola città del West Texas, citata negli anni '80 come uno dei peggiori posti in America in cui vivere, sottolineò non solo l'ossessione della comunità per il gioco e il peso che questo scaricava sui ragazzi, ma anche il ruolo essenziale che il football svolgeva per quella comunità, come fulcro di speranze, sogni e orgoglio. Il football liceale a Odessa era ciò che rendeva la vita sopportabile, degna di sacrifici e investimenti, e fonte di gratificazioni. Insomma, una vera e propria religione laica, ma non solo.
Ciò che emerge in Friday Night Lights in tutte e tre le sue forme, è un intreccio tra l'attività sportiva, sia dal punto di vista agonistico che culturale e di intrattenimento, e la dimensione spirituale e religiosa che si sviluppa su vari livelli. Uno è appunto quello che più direttamente emerge già nel lavoro di Bissinger: la dimensione simbolica che il football ha per la comunità e i valori che incarna per essa. Accanto a questa c'è la dimensione rituale sia per chi pratica lo sport che per chi lo fruisce. E infine vi è il ruolo della religione in quanto tale, più comunemente qualche forma di Cristianesimo, nella vita dei giocatori, con le preghiere, i segni e i simboli che ne fanno parte.
Queste tre dimensioni rappresentano tre modi in cui è possibile guardare al rapporto tra sport e religiosità, in particolare negli Stati Uniti. Se spesso si leggono frasi come “Lo sport è la nuova religione”, la mera dimensione metaforica e simbolica inquadra solo una parte del tema, e lo stesso si può dire della dimensione ritualistica dello sport e della partecipazione. Accanto a questi approcci è possibile guardare al ruolo della religione nello sport e dello sport nella religione sotto un profilo storico e più ancora a come queste due dimensioni interagiscono con le altre sfere sociali e culturali. Come notano gli studiosi Scholes e Balmer, religione e sport rappresentano due delle maggiori forze trainanti nella vita della maggior parte degli americani; il valore della loro relazione è strumentale nell’illuminare altri aspetti della società che con essi si intrecciano.
Le tre dimensioni (metaforica, ritualistica, e sostanziale), ma anche questa complicata relazione, emergono chiaramente durante uno dei momenti più significativi nel calendario americano. Non, attenzione, uno degli eventi sportivi più importanti, bensì una delle giornate cruciali dell’anno per praticamente ogni americano. Una vera festività di quella religione civile di cui abbiamo parlato nello scorso numero. Una festività che quest’anno si celebra domani, a Las Vegas e in ogni casa americana.
La Religione del Super Bowl…
La Domenica del Super Bowl è una True American Holiday, la prima festa creata esclusivamente intorno alla dimensione del consumo e dell’intrattenimento senza legami con la religione, il patrimonio culturale o la storia americani. A oltre mezzo secolo dal primo Super Bowl, tenutosi nel 1967, questa celebrazione combina la convivialità del Ringraziamento, il patriottismo del 4 luglio e la dimensione consumistica del Natale nello spettacolo che attira il pubblico più numeroso di qualsiasi evento nella vita nazionale. Più di 200 milioni di americani partecipano a feste organizzate appositamente. Due terzi dei televisori accesi contemporaneamente sono sintonizzati sulla partita, con più della metà della popolazione americana a casa e altri milioni nei bar, nelle chiese o in altri luoghi pubblici.
Provate a Googlare Super Bowl e Religion e troverete decine di articoli e commentatori che definiscono in questo modo l’evento. Chiaramente è un parallelo affascinante e superficiale allo stesso tempo. Tuttavia, se consideriamo non tanto l'idea di religione in sé, ma piuttosto il concetto di religione civile, che abbiamo esaminato nello scorso numero di The God Gap e che svolge un ruolo significativo nella società, nella cultura e nella politica statunitensi, allora forse possiamo trovare un senso. Abbiamo visto l'importanza di quel complesso di simboli e riferimenti religiosi che definiamo religione civile e che permeano la retorica politica, con un costante richiamo a immagini e simboli religiosi che evocano una dimensione trascendente della nazione e una visione della storia e dello scopo nazionale in termini religiosi e vocazionali. Questo immaginario permea molti aspetti della cultura e della società. Gli studenti recitano ogni mattina il Pledge of Allegiance, il giuramento di fedeltà alla bandiera pronunciato invocando Dio; motti come "In God we Trust" e "One Nation Under God" compaiono sulle banconote e rappresentano espressioni con cui gli americani si identificano profondamente. Ma anche la vita quotidiana e la cultura pop sono permeate di religione civile, così come lo sport, che è parte integrante dello stile di vita americano. Diverse festività del calendario riflettono questo particolare ruolo della nazione. Come sottolineato dallo storico Craig Forney, durante giorni speciali come il Martin Luther King Day, il President's Day, il Memorial Day o il Labor Day, gli americani manifestano la loro dedizione alla comune appartenenza nazionale, e in modo simile, i calendari e gli eventi sportivi principali, di cui il Super Bowl è il più importante, scandiscono il passare dell'anno con celebrazioni del senso civico.
…e la Religione nel Super Bowl
Ma vi sono modi in cui la religione e le religioni si intrecciano con gli eventi sportivi al di là della dimensione metaforica o ritualistica. Del Super Bowl di quest’anno, per esempio, si è parlato come del Sin City’s Christian Quarterback Duel, il duello dei Quarterback Cristiani nella città del peccato. I Kansas City Chiefs di Patrick Mahomes, infatti, affronteranno i San Francisco 49ers di Brock Purdy all’Allegiant Stadium nel luogo di perdizione per antonomasia, Las Vegas. Mahomes e Purdy sono entrambi noti per essere Cristiani Evangelici molto devoti e particolarmente vocali e performativi nella loro fede: pregano in campo prima e dopo le partite, vicino ai pali e alle linee del campo; sui social e durante le interviste attribuiscono le loro vittorie al ruolo di Dio. Lo stesso palcoscenico delle grandi partite come il Super Bowl rappresenta per loro un'opportunità non solo sportiva ma anche spirituale. Mahomes, prima della finale dell'anno scorso, ha dichiarato “Ovviamente, saremo su quel palcoscenico enorme nel Super Bowl che Lui mi ha dato, e voglio assicurarmi di glorificarlo mentre gioco”.
Mahomes e Purdy non sono certo né i primi né i soli e questo legame tra religione e sport non è nuovo nel mondo del football americano. Lo scorso anno, la squadra di Mahomes ha sfidato al Superbowl i Philadelphia Eagles, il cui quarterback Jalen Hurts a sua volta parla apertamente della sue fede e dell’importanza che per lui ha nel gioco. Allo stesso modo J.C. Stroud, quarterback stella nascente degli Houston Texans, arrivati quest’anno ai playoff, ha definito il risultato una “benedizione” per la quale ringraziare “my Lord and Savior Jesus Christ”. E prima ancora, il caso forse più noto, Tim Tebow, quarterback dei Florida Gators e poi dei Denver Broncos, fece notizia circa quindici anni fa per pregare in campo durante le partite e dipingersi sul volto durante la partite “John 3:16” a riferimento del versetto biblico.
In generale, il rapporto tra football e religione, e in particolar modo Cristianesimo Evangelico è molto forte. Questo rapporto è in parte collegato ad alcune trasformazioni che questo sport sta vivendo. Secondo un'indagine del Washington Post, intitolata in modo eloquente "Divided States of Football", le disuguaglianze economiche, razziali e politiche stanno influenzando sempre più la scelta di praticare uno sport come il football, soprattutto in relazione alla crescente consapevolezza dei rischi fisici corsi dai giocatori, specialmente a livello cerebrale. Mentre la pratica del football a livello scolastico sta diminuendo costantemente in tutto il Paese, con un declino del 17% dal 2006, questa tendenza è marcatamente meno evidente nelle comunità e nelle fasce più conservatrici e più povere. Inoltre, si osserva un declino nella partecipazione dei ragazzi bianchi e neri a livello scolastico, mentre aumenta quella dei ragazzi di origine ispanica. Al contrario, a livello universitario, si registra un aumento della partecipazione degli studenti neri, mentre quella dei bianchi diminuisce. Questi cambiamenti avvengono a un ritmo più rapido rispetto alle dinamiche demografiche complessive del paese.
La Nascita della Holy Trinity
Il football è oggi di gran lunga lo sport più seguito, praticato e amato negli Stati Uniti; tuttavia altri due sport hanno un'importanza almeno paragonabile: baseball e basket (anche l'hockey è importante, ma anche marcatamente più regionale). Questi sport costituiscono quella che Forney chiama la Holy Trinity degli sport Americani. Nati nella seconda metà del XIX secolo, baseball, football e basket si affermarono nella cultura e nella società americane, incarnando, da una parte, valori e principi cardine dell’immaginario condiviso di un paese ancora giovane, dall’altra le trasformazioni tumultuose di una società in rapida modernizzazione. Dal 1840, considerato l'anno dell'invenzione del baseball, al 1891, con la nascita del basket, passando per la prima partita ufficiale di football nel 1869, gli Stati Uniti hanno vissuto profondi cambiamenti sociali, economici, politici, demografici e religiosi, che contribuirono alla diffusione di questi sport, come ricorda lo storico Randall Balmer. Lo sviluppo del telegrafo e della ferrovia, ad esempio, rese possibili campionati universitari e professionisti, mentre l’affermazione di un’economia pienamente industriale e il miglioramento medio della condizioni di vita ed economiche, crearono il concetto stesso di tempo libero, e quindi un bacino potenziale di giocatori e spettatori. Questi sport, d’altra parte, avevano anche caratteristiche distintive che li portavano a riflettere aspetti cruciali di quell'epoca e valori fondativi della società.
Il baseball, fondato da Abner Doubleday, un ex ufficiale della West Point Academy, rappresentava la ribellione ai ritmi dell’industrializzazione, un rifiuto dell'orologio, della tirannia del tempo con le sue partite interminabili, offrendo al contempo un immaginario mitico da società pastorale o Giardino dell’Eden. A immagine e somiglianza del suo ‘padre fondatore’ Walter Camp, convinto repubblicano e appassionatamente patriottico, il football si sviluppò soprattutto nelle Università del Nordest, dove veniva considerato un mezzo per lo sviluppo spirituale, intellettuale e fisico degli uomini, per poi espandersi a Sud, incorporando un immaginario militaresco e violento, espressione dell’esperienza della Guerra Civile. Infine, il basket, creato da James Naismith, un cappellano ed accademico emigrato dal Canada, emerse nel contesto delle attività sportive sponsorizzate dalle istituzioni religiose nei contesti urbani in esponenziale crescita, promuovendo virtù morali e valori che potessero portare ordine nel caos.
Questi tre sport, creature pure (o quasi) degli Stati Uniti, furono concepiti sulla base di convinzioni fondamentali della nazione, che hanno ispirato i loro inventori. Ciascuno sport a sua volta ha sviluppato determinate caratteristiche e significati che contribuiscono a spiegare il loro fascino in epoche diverse, in regioni diverse e presso gruppi demografici diversi. Inizialmente nati come espressioni locali, il baseball, il football e il basket hanno successivamente assunto forme più nazionali, diffondendosi e ottenendo riconoscimento su scala più ampia. Nel corso del ventesimo secolo, queste tre discipline sportive sono state plasmate dalle forze organizzate della società, diventando un riflesso delle credenze americane. Questo legame è sottolineato dall'esecuzione dell'inno nazionale all'inizio di ogni partita, che sancisce il profondo rapporto tra sport e patriottismo negli Stati Uniti.
Il passo successivo all’affermazione e modernizzazione di ogni sport, infatti, è la sua istituzionalizzazione in campionati e leghe. Ed è qui che il cortocircuito sport-religione civile-religione scatta. D'altro canto, il legame tra lo sport e la sfera religiosa e trascendente ha radici antiche. Nell'antica Grecia e a Roma, così come tra gli antichi popoli dell'America centrale e del sud e in altre parti del mondo, le competizioni sportive erano organizzate per onorare le divinità, e le gare e le attività sportive assumevano un carattere rituale e mitico. In epoca moderna le strade si sono apparentemente divise, con lo sport divenuto sempre di più una vera e propria industria, ad ogni livello, guadagnando allo sport uno status indipendente e di grande importanza sociale. Tuttavia, il contesto culturale dell’America Vittoriana della seconda metà del XIX secolo era per certo peculiare: la pratica sportiva venne sempre più incoraggiata nel contesto di un società preoccupata per il possibile ‘ammorbidimento’ dei costumi dovuto alla modernizzazione, all'urbanizzazione e all’industrializzazione. Un movimento come quello chiamato Mascular Christianity, di origine inglese, si diffuse rapidamente negli Stati Uniti in particolare tra molti leader protestanti. Anche il Presidente Theodore Roosevelt ne faceva parte. Questo movimento promuoveva un rigoroso esercizio fisico, abbandonando l'avversione puritana per lo sport considerato frivolo, e raccomandava invece uno stile di vita rigoroso, caratterizzato da attività sportive e da un comportamento maschile aggressivo. L'obiettivo era anche quello di contrastare la visione predominante della frequentazione della Chiesa come prevalentemente femminile e di rafforzare il Protestantesimo tradizionale contro l'arrivo di immigrati non protestanti. Un'istituzione ancora oggi molto affermata e nota anche nell’immaginario popolare, la YMCA, Young Men's Christian Association, nacque proprio in questo contesto di "Muscular Christianity", con l'intento di svolgere ruoli sia religiosi che sociali. Le congregazioni religiose costruirono impianti sportivi vicino ai luoghi di culto, e istituzioni di altre confessioni, come cattolici ed ebrei, seguirono lo stesso percorso. È in questo contesto e in combinazione con gli ideali patriottici di cui abbiamo parlato, che nacquero le Leghe sportive Americane. La credenza nel potere formativo della competizione sportiva per l'individuo, insieme alla convinzione che i valori civici e patriottici potessero essere trasmessi attraverso nuovi sport a vocazione comunitaria, ha plasmato lo spirito di religiosità secolare che lo sport ancora conserva nella società e nella cultura americane.
The Trinity of American Sports come specchio della società
Il punto interessante, quindi, non è tanto che lo sport ispiri sentimenti trascendenti, ma piuttosto che la passione così peculiare suscitata dallo sport negli Stati Uniti si comprenda in relazione alla storia e al simbolismo degli sport di squadra e al loro legame con la religione organizzata e il contesto storico più ampio. Infatti, come ha ricostruito Balmer, la storia e l'evoluzione degli sport di squadra in Nord America sono profondamente intrecciate con istituzioni religiose e figure che ne hanno plasmato lo spirito con esplicite convinzioni religiose. D'altra parte, se lo sport professionistico e scolastico ha svolto un ruolo fondamentale nell’unificare, è innegabile che il suo sviluppo sia stato accompagnato anche da trend storici più ampi di esclusione e discriminazione. I conflitti razziali, il ruolo dei "nuovi americani" nati dalle diverse ondate di migrazione e le trasformazioni nel paese hanno avuto un profondo impatto sugli sport a tutti i livelli. Pertanto, è su queste linee guida che può risultare interessante indagare il rapporto tra religione e sport oggi, esplorando l'intersezione con altre dimensioni e considerando il contesto storico e sociale più ampio.
È indubbiamente vero che la Holy Trinity composta da football, baseball e basket rappresenti un prisma attraverso il quale osservare gli Stati Uniti e intravederne la loro interna molteplicità e diversità, così come la loro unità e coesione. Come ha scritto Forney, presi singolarmente, “ogni sport trasmette solo una certa sfaccettatura della cultura nazionale. Come unità, tuttavia, i tre giochi offrono un'illustrazione completa delle convinzioni della religione civile americana, esprimendo elementi cruciali di rituali, miti, dottrine, etica, vita sociale ed esperienza”. D'altra parte, come qualsiasi fenomeno socio-culturale rappresentativo del contesto da cui emerge, lo sport negli Stati Uniti riflette e amplifica anche gli aspetti più problematici e conflittuali, tra cui diseguaglianze e discriminazioni, fungendo da specchio della società nel suo complesso. Questo vale chiaramente anche in relazione alla religione.
Consideriamo in chiusura tre storie che testimoniano la rilevanza su più piani di questi temi. Nel 2022, lo Stato del Maryland ha adottato ufficialmente l’Inclusive Athletic Attire Act, un provvedimento che richiede alla agli organismi di governo delle istituzioni pubbliche di istruzione superiore di consentire agli studenti atleti di modificare le uniformi sportive per conformarsi ai loro principi religiosi o culturali. Il provvedimento richiede che eventuali modifiche all’uniforme non interferiscano con il movimento né costituiscano pericolo; inoltre non devono coprire alcuna parte del viso. Il Consiglio per le relazioni islamiche americane (Cair) ha dichiarato: “I nostri legislatori hanno sostanzialmente livellato il campo di gioco e migliorato la vita di migliaia di bambini nel nostro Stato”. Altri Stati successivamente si sono mossi per adottare provvedimenti simili, visti come uno strumento imprescindibile per incrementare l’inclusività nello sport e la rappresentazione della diversità in un settore così rilevante.
Megan Eaton Robb e Max Dugan della University of Pennsylvania hanno analizzato la storia e i processi decisionali dietro al progetto della Islamic Society of Chester County per costruire un community center che includa anche un campo da basket L’iniziativa è vista come un'opportunità per incrementare la dimensione comunitaria al di là della pratica religiosa, attrarre nuovi membri e trattenere i vecchi, nonché fornire uno spazio invitante in cui i giovani possano trascorrere del tempo insieme. I dibattiti interni alla comunità (composta da persone originarie del Pakistan e del nord dell’India) hanno fornito, secondo i ricercatori, un’occasione per discutere aspirazioni e preoccupazioni per il futuro della comunità. Il basket è emerso come uno strumento importante, non solo per chi lo apprezzava, ma anche per chi se ne disinteressava, per tenere insieme la vita comunitaria, l’esperienza diasporica e le tensioni intergenerazionali. Lo sport si è affermato come uno degli strumenti tramite cui immaginare e forgiare una piena esperienza di vita a un tempo americana e musulmana. Nel processo di costruzione di un nuovo centro islamico e di un campo da basket, la comunità islamica di Chester County sta strutturando un nuovo modo di concepire l’American way of life, quello del futuro. E uno sport quintessenzialmente americano sta svolgendo un ruolo essenziale.
Se abbiamo visto che molti giocatori di football sono particolarmente espliciti rispetto alla loro fede cristiana, nella storia dell’NBA, la maggiore lega del basket, sono stati numerosi gli atleti di fede islamica che hanno in modi similari espresso la rilevanza della loro fede, non incontrando sempre la stessa accoglienza. La storia più recente è stata quella di Kyrie Irving e della sua fenomenale prestazione sportiva nei play-off del 2022, nelle settimane in cui stava rispettando il digiuno del mese di Ramadan. Prima di lui, tra anni Settanta e Novanta erano stati Kareem Abdul-Jabbar e Hakeem Olajuwon a parlare apertamente del loro essere musulmani, usando la loro fama sportiva per cercare di abbattere pregiudizi e ostilità verso la comunità islamica. A Mahmoud Abdul-Rauf, che si rifiutò di alzarsi in piedi durante l’inno nazionale come forma di protesta contro la retorica anti-islamica e la storia di di oppressione di cui la bandiera americana era simbolo, questa manifestazione costò la carriera; venne prima sospeso e poi restò senza contratto.
Qualche Link alle Fonti
Un link affiliato al libro dello storico Randall Balmer, Passion Plays. How Religion Shaped Sports in North America.
E uno a quello di Craig A. Forney The Holy Trinity of American Sports.
E a Friday Night Lights di Buzz Bissinger, in inglese e in italiano (e versione ebook).
L’indagine del Washington Post sul football nell’America contemporanea.
Due interessanti e importanti contributi per comprendere il ruolo dello sport nella società e nella cultura americane sono stati realizzati da Francesco Costa in questo video sul suo canale YouTube e da Marta Ciccolari Micaldi - La McMusa e Valeria Sesia nel loro podcast Popcorn, nella puntata a tema Super Bowl.
Save the Date
Ci sentiamo Domenica 25 Febbraio per il prossimo appuntamento con TGG Digest, la rassegna stampa mensile di The God Gap, e sabato 2 Marzo per il prossimo appuntamento con la newsletter. Febbraio è il Black History Month, il mese durante il quale negli Stati Uniti e non solo si celebra la storia della diaspora africana. Nel prossimo numero renderemo a modo nostro omaggio a questa ricorrenza.
E intanto negli Stati Uniti…
Lo sappiamo, i giochi delle primarie Repubblicane sono pressoché fatti; Martedì 5 Marzo, in ogni caso, si terrà il Super Tuesday, ovvero il giorno in cui 15 Stati e un territorio voteranno tutti insieme. Intanto, come saprete, la Corte Suprema ha tenuto l’udienza riguardante il ricorso di Trump contro la sentenza del Colorado che lo ha escluso dal voto. La Corte si esprimerà nelle prossime settimane, ma salvo colpi di scena improbabili, dovrebbe esprimersi a favore di Trump.