Tre Fermoimmagine
Lo scorso Gennaio è stato diffuso attraverso i canali ufficiali dell'ex Presidente e attuale candidato repubblicano Donald Trump un video intitolato God Made Trump. Potremmo anche fermarci qui, perché il titolo è già piuttosto autoesplicativo. Con toni religiosi e quasi messianici e utilizzando l'intelligenza artificiale per riprodurre la voce di Paul Harvey, un radiocronista conservatore morto nel 2009, il video presenta Trump come il mezzo di un potere superiore inviato per salvare la nazione. "God looked down on his planned paradise and said, ‘I need a caretaker,’ so God gave us Trump", inizia il video che aggiunge, Trump "è un pastore per l'umanità che non abbandonerà mai né diserterà".
Non pago delle reazioni contrastanti suscitate dal video, Trump ha lanciato in Marzo la sua nuova iniziativa di finanziamento: la vendita di Bibbie griffate MAGA. Vendute a $59.99, la Bibbia di Trump è una tradizionale Bibbia di Re Giacomo, arricchita di contenuti come una copia della Costituzione degli Stati Uniti, la Dichiarazione dei Diritti e i testi scritti a mano del coro di "God Bless the USA" di Lee Greenwood.
Dall'inizio dell'anno, Trump si è espresso più volte, in maniera diretta o meno, sul tema dell'aborto, suscitando più di qualche dubbio su quali siano le sue reali posizioni. In gennaio, era stato fatto trapelare un documento interno in cui Trump si diceva favorevole a un ban a 16 settimane, un limite molto più avanzato rispetto a quello attuato negli Stati che hanno promulgato leggi restrittive dell'aborto in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale del 2022 che ha ribaltato Roe v. Wade eliminando le protezioni federali al diritto di aborto. Nelle scorse settimane, poi, Trump ha dichiarato ufficialmente che il tema dell'aborto dovrebbe essere lasciato alle legislazioni statali, di fatto dicendosi contrario un ban federale. Queste prese di posizione hanno scosso le fila conservatrici, molti hanno espresso frustrazione e delusione e soprattutto timori riguardo alle conseguenze elettorali. Alcuni temono che il cambiamento di posizione di Trump possa alienare la base repubblicana. Mike Pence ha dichiarato che Trump ha di fatto tradito il movimento pro Life. Ma alcuni osservatori esterni non sono del tutto convinti, come vedremo, circa la reale natura di queste dichiarazioni.
Una Premessa
Alla fine del Digest di Marzo vi avevo promesso una sorpresa, ma sgomberiamo subito il campo dai dubbi: questo numero non è quella sorpresa, che invece arriverà nelle prossime settimane.
Ma a suo modo anche questa uscita di The God Gap rappresenta qualcosa di differente. Dopo aver dedicato qualche mese unicamente a numeri per così dire monografici e di approfondimento su questioni specifiche e generali per conoscere il panorama e la storia religiosa degli States (un approccio utile per iniziare un qualsivoglia discorso sulla religiosità negli States, per andare oltre gli stereotipi), da oggi alterneremo uscite più collegate all’attualità e alla campagna elettorale.
I due filoni si affiancheranno e saranno idealmente collegati. In questo numero, ad esempio, partendo da questioni di attualità che hanno rimesso di nuovo al centro il rapporto tra Trump ed elettorato evangelico e religioso in generale affronteremo questo aspetto che approfondiremo poi nel prossimo numero dedicato specificamente al fenomeno della Destra religiosa negli Stati Uniti e della sua reincarnazione più recente: il Christian Nationalism.
Allora, cominciamo!
Gli Evangelici e Donald Trump
La relazione con la religione, il Cristianesimo e specificamente la componente Evangelica è stata sempre uno degli aspetti più rilevanti del fenomeno politico Trump. Ma mentre nella prima fase di questa esperienza, coincidente con la discesa in campo e soprattutto la Presidenza tra 2016 e il 2020 questo legame si concretizzava, appunto, nel sostegno di un elettorato forte e importante come quello Evangelico e l’appoggio delle leadership, la situazione è oggi in parte differente, in modo anche significativo. Le origini di questo cambiamento pongono le radici, probabilmente, in maniera più rilevante nelle ultime fasi della Presidenza Trump, nel periodo del Covid, nelle settimane convulse delle elezioni del 2020, e poi, chiaramente e platealmente, nei fatti del 6 Gennaio 2021 a Capitol Hill. Se alcuni commentatori (soprattutto alle nostre latitudini, talvolta anche irridendo) sono scettici circa il peso e la rilevanza della componente più “religiosamente” fanatica all’interno del convulso movimento che diede vita all’insurrezione, è nondimeno innegabile la presenza, quel giorno e nella frange più attive del sostegno al MAGA (Make America Great Again) e a Trump di componenti vicine a quello che viene chiamato, dagli osservatori, ma anche da molti interni, non ultima la fedelissima deputata Marjorie Taylor Greene, Nazionalismo Cristiano. Che questo movimento mixi elementi prettamente politici con un’allure religiosa talvolta più retorica che di contenuto, nulla toglie al fatto che, da una parte, riferimenti e simboli siano chiaramente Cristiani (altrimenti dalle parti di Trump non si disturberebbero a vendere Bibbie e non diffonderebbero video che lo paragonano a Dio) e, dall’altra, una dimensione di carattere carismatico e vagamente settario sia discernibile nel movimento che sostiene l’ex Presidente e nella retorica che la sua comunicazione (a tratti) abbraccia.
Gli Evangelici che votavano per Trump nel 2016 erano ancora vicini almeno in parte a una destra religiosa tradizionale, che pure già stava chiaramente mutando il suo aspetto, almeno dai tempi del Tea Party e di personaggi come Sarah Palin. Oggi gli Evangelici che sostengono Trump, pur definendosi come tali e proponendo valori da loro associati con la loro fede, hanno un credo tutto loro: Trump stesso e il movimento MAGA. È quello che ha evidenziato un articolo del NYT molto discusso del Gennaio scorso che titolava “Trump si sta connettendo con un diverso tipo di elettore evangelico Non sono gli attivisti conservatori e devoti che una volta dominavano il G.O.P.” Negli ultimi decenni, gli elettori Evangelici Cristiani bianchi si sono schierati con i candidati repubblicani, portando le questioni culturali conservatrici al centro della politica del partito e di fatto costruendo la fortuna di candidati e presidenti, primi fra tutti Ronald Reagan e George W. Bush. Tuttavia, nota il Times, nessun repubblicano ha avuto un rapporto più stretto con gli Evangelici rispetto a Trump. Il magnate ha fatto ben poco per farsi passare come particolarmente religioso—prima e anche dopo la sua elezione. Il fervente sostegno ricevuto dagli elettori Evangelici nel 2016 e nel 2020 è spesso descritto come in gran parte transazionale: un investimento in vista della nomina di giudici della Corte Suprema che avrebbero promosso le priorità del gruppo, come si è ben visto con l'attività della Corte negli ultimi due anni, dopo che Trump ne ha di fatto determinato l’aspetto ultra-conservatore per lungo tempo.
A essere cambiati, suggerirebbero dati e analisi, sarebbero gli stessi Evangelici. Essere Evangelici una volta suggeriva la frequentazione regolare della chiesa, un focus sulla salvezza e la conversione e opinioni fortemente radicate su questioni specifiche come l'aborto. Oggi il termine viene usato altrettanto spesso per descrivere un'identità culturale e politica: quella in cui i Cristiani sono considerati una minoranza perseguitata, le istituzioni tradizionali sono viste con scetticismo e Trump svolge un ruolo cruciale nell’imporre un Cristianesimo come identità culturale. D'altra parte, in linea con il trend generale della società, ma come abbiamo avuto modo di vedere nei numeri passati di The God Gap, in maniera ancora più accentuata, anche tra gli Evangelici è in corso un processo di allontanamento dalla pratica religiosa e un graduale passaggio a modalità di appartenenza più smaccatamente culturali che non ritualistiche. Le persone che hanno abbandonato la chiesa, o che non vi hanno mai partecipato, non hanno necessariamente abbandonato la religione. Il Protestantesimo Evangelico ha da tempo una tendenza individualistica che si oppone all'idea che la fede personale richieda la frequenza in chiesa. Molte persone il cui legame con la religione organizzata si è indebolito continuano a identificarsi fortemente come Cristiani. Ma il declino ha avuto impatti ben oltre la spiritualità individuale. Man mano che si sono indeboliti i legami con le comunità ecclesiali, i leader ecclesiastici che un tempo mobilitavano i fedeli dietro cause e candidati hanno perso influenza. Una nuova classe di pensatori ha colmato il vuoto: personalità dei social media e podcaster, predicatori profetici una volta marginali e, naturalmente, politici. Nel 2008, oltre la metà dei repubblicani riferiva di frequentare la chiesa almeno una volta al mese; nel 2022, oltre la metà ha riferito di frequentare la chiesa una volta all'anno o meno. Lo stesso Trump è diventato un modello per abbracciare la religiosità evangelica come identità, non come pratica religiosa. Nel 2020, ha annunciato di non identificarsi più come Presbiteriano ma come "Cristiano non denominazionale", una tradizione strettamente associata all'Evangelismo.
Un’indagine del Pew Reasearch Center di Marzo, citando proprio l’articolo del NYT, rilevava che, nonostante quanto sostenuto un'analisi come quelle dell'articolo, l’indice di favore di Trump fosse simile tra i Cristiani che frequentano la chiesa regolarmente e tra quelli che non lo fanno. Tra i Cristiani nel complesso, il 47% di coloro che frequentano la chiesa almeno una volta al mese afferma di avere un'opinione favorevole dell'ex presidente. Questo è alla pari con il 46% dei Cristiani che non frequentano la chiesa che dicono la stessa cosa. Tuttavia, la medesima indagine rilevava anche che molte delle persone che vedono favorevolmente Trump non vanno regolarmente alle funzioni religiose: nel complesso, il 64% degli intervistati che hanno una visione favorevole di Trump afferma di frequentare le funzioni religiose solo poche volte all’anno o anche meno spesso; il 35% afferma di frequentarle almeno una o due volte al mese.
Un dato molto interessante viene da un’altra indagine del Pew del 2021, riportata nell’articolo del NYT: gli Americani bianchi che esprimevano opinioni positive su di lui avevano maggiori probabilità di aver cominciato a identificarsi come Evangelici durante la sua presidenza rispetto a quelli che non lo facevano. Per intenderci: molti sostenitori di Trump hanno cominciato a dichiararsi Evangelici poiché sostenevano Trump, non viceversa, e questo nonostante tra i protestanti Evangelici bianchi che hanno una visione favorevole di Trump, solo il 9% lo consideri religioso.
Insomma, non sembra così lontano dalla realtà sostenere che quello di Trump sia un movimento religioso in quanto tale, non tanto perché composto da ferventi Evangelici in senso stretto, ma in quanto presenta in sé caratteristiche assimilabili a un movimento religioso e in più si allinea a un Cristianesimo culturale che può tenere insieme più componenti della destra religiosa, da quella più tradizionale a quella più vicina a Trump.
Trump teocrate?
Nelle ultime settimane moltissimi articoli hanno posto il tema di una nuova Presidenza Trump in termini di teocrazia. Per quanto possa passare per un artificio retorico o finanche una esagerazione, tra le testate che hanno usato questa definizione troviamo nomi di tutto rispetto, dal Guardian a POLITICO Al Boston Globe e finanche il New York Times ha parlato della Chiesa di Trump analizzando i “sermoni” con cui l’ex Presidente chiude da qualche tempo i suoi comizi in un'atmosfera chiaramente paragonabile a quella di una funzione religiosa o di un revival.
La fervente adesione dei seguaci evangelici a Donald Trump è emblematica di un fenomeno complesso che va oltre le semplici dinamiche politiche. Si tratta di una convergenza di interessi e credenze che si intrecciano in un intricato tessuto sociale e culturale. Questo fenomeno non può essere compreso senza considerare il contesto più ampio della politica americana contemporanea e delle tensioni sociali che la permeano. Il supporto a Trump da parte della destra evangelica riflette una serie di dinamiche sociali e politiche più ampie che hanno plasmato il panorama politico americano negli ultimi anni. Uno degli elementi chiave di questa dinamica è la crescente polarizzazione politica che ha caratterizzato la società americana, divisa sempre più nettamente lungo linee ideologiche e culturali.
La polarizzazione politica ha alimentato un clima di sfiducia e divisione che ha reso più facile per i leader politici come Trump capitalizzare le paure e le frustrazioni della base elettorale. In questo contesto, le istanze della destra evangelica - come la difesa dei valori tradizionali e la lotta contro l'aborto e i diritti LGBTQ+ - hanno trovato terreno fertile per essere sfruttate come strumenti politici per mobilitare il sostegno elettorale.
Inoltre, il ruolo dei media e delle piattaforme di comunicazione digitale ha giocato un ruolo significativo nel plasmare le percezioni pubbliche e nel amplificare le narrazioni politiche dominanti. La retorica di Trump, con il suo linguaggio apocalittico e la sua promessa di restaurare l'America a una sorta di grandezza mitica del passato, ha risuonato in modo particolare con una certa destra religiosa, che ha interpretato la sua ascesa come un segno di un disegno divino in atto. Questa visione messianica di Trump come il prescelto di Dio ha alimentato il fervore e la devozione dei suoi sostenitori, che lo vedono come un salvatore che li guiderà verso un futuro migliore. Ma questo certamente non rappresenta credenze religiose convenzionali o tradizionali, ma un movimento quasi del tutto originale e indipendente.
Da una parte, dunque, la retorica violenta e apocalittica di Trump risuona con la destra cristiana e le credenze evangeliche riguardo ai "tempi finali" e alle forze soprannaturali o demoniache che operano nella vita politica e sociale americana. Come notato dal Guardian, fonte sicuramente non sospettabile di sensazionalismo, "Un numero crescente di elettori evangelici considera Trump come la seconda venuta di Gesù Cristo e vede le elezioni del 2024 come una battaglia non solo per l'anima dell'America ma per la salvezza di tutta l'umanità. Molti dei seguaci di Trump che hanno assaltato il Campidoglio il 6 gennaio 2021 portavano simboli cristiani e cartelli che invocavano la nuova venuta di Dio e Gesù”. L’'uso di un linguaggio e di un simbolismo messianico, apocalittico e profetico da parte dell'ex presidente è intenzionale, come nota su Salon il politologo Paul Djupe. La mobilitazione di Trump è impopolare tra i "repubblicani tradizionali" e molti indipendenti di destra e dati mostrano che la popolarità di Trump tra questi gruppi probabilmente continuerà a diminuire. Ma Trump e il MAGA dilagano tra i suprematisti e nazionalisti cristiani bianchi, divenuti sempre più la base di riferimento non solo per lui e il suo movimento MAGA, ma per e all’interno del Partito Repubblicano stesso. Una retorica basata su idee come "guerra spirituale" e "guerrieri della preghiera" che combattono una battaglia esistenziale tra "il bene" (repubblicani, "conservatori", Donald Trump e la destra cristiana) e "il male" (democratici, "liberali", "laici" e coloro che non credono nella supremazia cristiana bianca) è ciò che anima la larga parte della destra Americana in questo momento.
Ma, e questo è il secondo aspetto, la destra cristiana odierna è soprattutto un movimento istituzionale ben finanziato e altamente organizzato. POLITICO ha realizzato un reportage che indaga il ruolo del think tank The Center for Renewing America, guidato da Russell Vought, direttore dell'Ufficio di Gestione e Budget nell’amministrazione Trump e spesso citato come potenziale capo di gabinetto in un secondo mandato alla Casa Bianca. In particolare, un documento redatto dallo staff e dai collaboratori del CRA include un elenco delle principali priorità in un secondo mandato di Trump e l’implementazione del "Nazionalismo cristiano" è uno dei primi punti. Il gruppo sostiene che "la libertà è definita da Dio, non dall'uomo", una formulazione classica nella destra religiosa contemporanea per minare alle fondamenta molti diritti civili e sociali. Successivamente, il documento parla di "abolire il matrimonio tra persone dello stesso sesso, porre fine all'aborto e ridurre l'accesso ai contraccettivi".
Trump, con il suo non essere e di fatto non essere nemmeno percepito come particolarmente religioso nemmeno tra i suoi sostenitori, potrebbe sembrare una scelta azzardata per dei piani così radicali. In realtà, dalle parti di posti come il CRA sanno che la maggior parte degli americani non è vicina al nazionalismo cristiano e Trump rappresenterebbe una sorta di specchietto per le allodole. È in questo contesto che si inserirebbero le presunte dichiarazioni più moderate sul tema dell’aborto.
Donald Trump, un personaggio che potrebbe non credere nemmeno in Dio, è divenuto il leader di un movimento para-religioso, focalizzato sul conseguimento del potere e un'icona culturale per gli evangelici che si sono staccati dalle tradizioni ecclesiastiche e religiose più convenzionali. Thomas Geoghegan, avvocato e analista politico, ha notato a inizio aprile sulle pagine di Commonweal Magazine come Trump sembra aver liberato i suoi seguaci dalle restrizioni della Bibbia e dalla moralità tradizionale, consentendo loro di partecipare a rituali che ribaltano le antiche norme morali. È il fenomeno descritto dal New York Times in termini di Chiesa di Trump. La devozione assoluta verso di lui sostituisce qualsiasi considerazione morale. Elevando un leader che viola ogni comandamento, MAGA è diventato una nuova religione. L'antico cristianesimo evangelico non era il veicolo giusto per Trump. Il suo sostituto è migliore perché elimina completamente l'elemento morale.
Trump ha capitalizzato sul malcontento e sulla ribellione contro le istituzioni tradizionali, trasformando il suo movimento politico in una forma di religione politica dove la sua figura è al centro della devozione e della fedeltà assolute. Il coinvolgimento emotivo durante i raduni politici, culminante in discorsi che richiamano immagini di adorazione e preghiera, rafforza l'idea di Trump come un leader spirituale per i suoi seguaci. Come abbiamo detto, Trump tende ora a concludere i suoi raduni su una nota solenne. Il NYT descrive così: Una musica soft e riflessiva riempie il locale mentre cala un silenzio sulla folla. Il tono di Trump diventa riverente e cupo, inducendo alcuni sostenitori ad abbassare la testa o chiudere gli occhi. Altri alzano le mani aperte in aria o mormorano come in preghiera. In questo momento, il pubblico di Trump è la sua congregazione, e l'ex presidente il loro pastore mentre consegna una conclusione di circa 15 minuti che evoca una chiamata all'altare, la tradizione emotiva che conclude alcuni servizi cristiani in cui i partecipanti si presentano per impegnarsi al loro salvatore. "La grande maggioranza silenziosa sta risorgendo come mai prima d'ora e sotto la nostra guida", recita da un teleprompter "Pregheremo a Dio per la nostra forza e per la nostra libertà. Pregheremo Dio e pregheremo con Dio. Siamo un movimento, un popolo, una famiglia e una gloriosa nazione sotto Dio". Questa trasformazione del Partito Repubblicano in una sorta di Chiesa di Trump è ormai evidente a tutti i livelli, dall'élite politica fino alla base elettorale comune.
Qualche Link alle Fonti
The Church of Trump How He’s Infusing Christianity Into His Movement - The New York Times
God or Trump - Commonweal Magazine
Apocalypse now Donald Trump dons the armor of God — and pushes for theocracy - Salon
Donald Trump Is Connecting With a Different Type of Evangelical Voter - The New York Times
5 facts about religion and Americans’ views of Trump - Pew Research Center
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The God Gap torna sabato 4 Maggio. Domenica 28 arriva invece il Digest di Aprile.
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