Everything, Everywhere, All at Once
Il Multiverso Culturale e Religioso degli "Asian Americans"
Tre Fermoimmagine.
Maggio è l’Asian American, Native Hawaiian and Pacific Islander Heritage Month. L'idea di istituire questo mese commemorativo fu proposta negli anni '70 da Jeanie Jew, una ex assistente congressuale, che suggerì al deputato Frank Horton di designare un periodo per riconoscere gli americani di origine asiatica e del Pacifico. Nel giugno 1977, i rappresentanti Horton e Norman Y. Mineta introdussero una risoluzione alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti per proclamare i primi dieci giorni di maggio come Settimana del Patrimonio Asiatico-Pacifico. Un mese dopo, una proposta simile fu presentata al Senato da Daniel Inouye e Spark Matsunaga. Le risoluzioni proposte suggerivano il mese di maggio per due motivi: il 7 maggio 1843, il primo immigrato giapponese, Nakahama Manjirō, arrivò negli Stati Uniti; e il 10 maggio 1869, fu piantato il chiodo d'oro nella prima ferrovia transcontinentale, completata grazie al lavoro degli operai cinesi. Il Presidente Jimmy Carter firmò una risoluzione congiunta il 5 ottobre 1978. Nel 2009, il Presidente Obama ha riconosciuto il mese di maggio come Mese del Patrimonio degli Asiatici Americani e degli Isolani del Pacifico, divenuto poi nel 2021, Mese degli Asiatici Americani, dei Nativi Hawaiani e degli Isolani del Pacifico.
Diversi studi hanno rilevato come le discriminazioni nei confronti degli Asiatico Americani siano fortemente aumentate durante il periodo della pandemia. Il numero di crimini d'odio riconosciuti a livello federale per pregiudizio anti-asiatico è aumentato da 158 nel 2019 a 279 nel 2020 e a 746 nel 2021, secondo le statistiche pubblicate dall'FBI. Nel 2022, il numero di crimini d'odio anti-asiatici è diminuito per la prima volta dall'inizio della pandemia di coronavirus, a 499 incidenti. Tra marzo 2020 e maggio 2023, l'organizzazione Stop AAPI Hate ha ricevuto più di 11.000 segnalazioni di incidenti di pregiudizio anti-asiatico, la stragrande maggioranza dei quali riguardava molestie, bullismo, isolamento e altri episodi di discriminazione. Inoltre, ricerche precedenti hanno rilevato che definire il COVID-19 come “virus cinese”, “virus asiatico” o altri nomi che collegano la malattia a una località o etnia era associato a sentimenti anti-asiatici nel discorso online. L'uso di queste frasi da parte di politici o altri funzionari pubblici di rilievo, come l'ex presidente Donald Trump, ha coinciso con un maggiore utilizzo tra il pubblico generale e con un aumento degli episodi di pregiudizio contro gli asiatici americani. D’altra parte, il COVID ha rappresentato “solamente” un amplificatore di tendenze consolidate. Dall'Atto di Esclusione dei Cinesi del 1882, alla negazione del diritto di diventare cittadini naturalizzati degli Stati Uniti fino agli anni '40, all'incarcerazione dei Giapponesi Americani durante la Seconda Guerra Mondiale, alla reazione contro Musulmani, Sikh e Sud-asiatici dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, la maggior parte degli Asiatici Americani ha affrontato discriminazioni ed esclusioni, essendo trattati come stranieri per tutta la loro lunga storia negli Stati Uniti.
E le discriminazioni nei confronti degli Asiatico Americani sono a tal punto interiorizzate e sistemiche, che ancora in tempi recentissimi rappresentazioni stereotipate nei media e nella pop culture costituivano la regola. Se un caso storicamente eclatante era stata la rappresentazione ultra stereotipata e offensiva del fotografo giapponese Mr. Yunioshi realizzata da Mickey Rooney (attore americano) nel film Colazione da Tiffany, per tre decenni sugli schermi americani e di tutto il mondo, una delle maggiori e più acclamate serie animate, The Simpsons, ha continuato a portare il personaggio dell’Indiano Americano Apu, doppiato con forte accento caricaturale da un attore bianco e incarnazione di tutti gli stereotipi più convenzionali.
Quando parliamo di persone e comunità Asiatico Americane, la prima cosa da mettere in chiaro è che, come forse è facilmente intuibile, Asiatico Americano è un’etichetta applicata su una realtà enorme, complessa e diversificata, cui probabilmente si farebbe miglior servizio non utilizzandola. Asian Americans, infatti, rischia di unificare e appiattire identità estremamente diverse su un'unica categoria, fondendo insieme le esperienze di persone provenienti da una vasta gamma di origini differenti, il che può risultare problematico.
D’altra parte, nonostante questa complessità, il termine è stato nel tempo utilizzato e abbracciato dagli stessi membri della comunità anche come strumento nelle lotte civili per la rivendicazione dei diritti e per rappresentare un'esperienza collettiva. Il termine designa problemi, domande e obiettivi comuni che superano i confini di qualsiasi singolo gruppo etnico asiatico. Pertanto, per gli scopi di questo numero, pur consapevoli delle sue limitazioni, utilizzeremo il termine "Asian American" come un mezzo per esplorare queste esperienze condivise.
Everything, Everywhere All at Once, dunque: come il film rivelazione del 2022, pigliatutto agli Oscar e non solo, la realtà degli Americani di origini Asiatiche e del loro universo culturale, spirituale e religioso è un multiverso composito e complesso tutto da esplorare (vorrei attribuirmi la maternità di questo parallelo, che prendo a prestito invece da un forum sul tema realizzato dal sito The Immanent Frame).
Le comunità Asiatico Americane e le loro esperienze religiose sono davvero Everything Everywhere All at Once, tutto, ovunque, tutto in una volta, presenti in tutto il paese, sfidano le leggi della coerenza con una molteplicità di possibilità, ma troppo spesso restano invisibili o trascurate ai margini degli studi accademici su razza e religione negli Stati Uniti.
Oggi, gli Americani di origine asiatica non sono solo il gruppo etnico in più rapida crescita, ma anche il più diversificato dal punto di vista religioso. Le esperienze religiose degli Asiatico Americani variano significativamente in base a etnia, generazione e classe sociale, rendendo impossibile parlare di una singola "religione asiatico-americana". Lo studio di queste esperienze sfida i confini categorici, gli approcci egemonici e le narrazioni convenzionali all'interno della religione in America, rompendo il paradigma razziale bianco-nero, il binarismo cristiano-non cristiano e, soprattutto, la stessa definizione occidentale di religione.
PANORAMICA
Nel censimento del 1870, circa 63.000 individui furono identificati come asiatici. Nel 1960, il numero di persone che si auto-identificarono come asiatiche salì a 980.000. Questo dato crebbe ulteriormente a 11,9 milioni nel 2000 e a 22,4 milioni nel 2019, rappresentando un aumento dell'88% in due decenni. Oggi, gli Asiatico Americani costituiscono circa il 7% della popolazione totale degli Stati Uniti, con una proiezione di raggiungere i 46 milioni entro il 2060. Si tratta di una popolazione estremamente diversificata, proveniente da più di 20 paesi dell'Asia orientale, sudorientale e del subcontinente indiano, con le sei principali provenienze che includono cinese, filippina, indiana, giapponese, coreana e vietnamita.
Dal punto di vista elettorale, si prevede che 15 milioni di Asiatico Americani saranno idonei a votare il prossimo novembre, costituendo il 6,1% di tutti gli elettori idonei. Questo gruppo ha mostrato la crescita più rapida dal 2020, con un aumento del 15%, superiore al 3% per tutti gli elettori idonei durante lo stesso periodo e al 12% per gli elettori ispanici idonei.
Gli Asiatico Americani tendono a identificarsi prevalentemente come Democratici: nel 2020, il 72% ha dichiarato di aver votato per Biden, mentre il 28% ha optato per Trump.
Circa un quarto degli Asiatico Americani vive in famiglie multigenerazionali. Nel complesso, hanno una probabilità inferiore rispetto alla media nazionale di vivere in povertà (10% contro il 13% nel 2019), sebbene questa disparità varii ampiamente tra i diversi gruppi etnici. Più della metà di coloro che hanno almeno 25 anni ha completato una laurea o ha un livello di istruzione superiore, rispetto al 33% della popolazione statunitense nella stessa fascia d'età. Questo dato è in parte attribuibile alla politica migratoria degli Stati Uniti che, dagli anni '60, ha incentivato selettivamente l'immigrazione di lavoratori stranieri qualificati e studenti universitari.
STORIA
Nel variegato panorama dell'immigrazione americana, si intrecciano le storie dei primi asiatici che hanno messo piede sul suolo americano, segnando capitoli significativi nella storia del paese. I primi Filippini, nel 1587, sbarcano in California, avviando una serie di arrivi che avrebbero definito la presenza asiatica nelle Americhe. Gli Indiani seguirono presto nel 1635, mentre i Cinesi fecero la loro comparsa alle Hawaii nel 1778, seguiti dai Giapponesi nel 1806. I decenni successivi videro l'arrivo di nuovi gruppi: i Coreani nel 1884, i Vietnamiti nel 1912 e i Samoani a partire dagli anni '20, portando con sé le loro ricche tradizioni e culture nelle terre hawaiane e sulla terraferma.
Tuttavia, questo cammino è stato segnato da discriminazioni e difficoltà. Due esempi storicamente molto noti: i Cinesi, arrivati durante la corsa all'oro e la costruzione delle ferrovie nella metà dell'Ottocento, furono oggetto di pesanti persecuzioni e violenze, specialmente dopo il completamento della Central Pacific Railroad, quando si stabilirono in quartieri separati all'interno delle grandi città. Gli internamenti dei Giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale rappresentano un periodo buio di discriminazione istituzionale. Nonostante queste avversità, queste comunità si sono radicate profondamente, contribuendo in modo significativo alla diversità e al tessuto culturale dell'America.
Negli anni Sessanta del Novecento, con la riapertura dei flussi migratori che ha visto numerosi arrivi dall'area asiatica, si cominciò ad affermare l’idea, fattasi presto stereotipo, della “minoranza modello”. Si tratta di un aspetto significativo e interessante per varie ragioni, non ultimo il fatto che si sia affermato parallelamente all’appropriazione, pur se problematica per certi aspetti, della categoria stessa di “Asiatico Americani” nel contesto dei movimenti per i diritti civili.
Lo stereotipo della "minoranza modello" ritraeva gli americani di origine asiatica come un esempio di successo tra le minoranze, sottolineando i loro successi economici e educativi attraverso articoli pubblicati su testate come il New York Times Magazine e Time. Questa narrazione dipingeva gli immigrati e gli Asiatico Americani come laboriosi, rispettosi dell'autorità e eccellenti negli studi e nel campo economico. Queste supposte lodi non solo mettevano le persone di origine asiatica in contrapposizione ad altri gruppi non bianchi, come afroamericani e ispanici, ma semplificavano in modo eccessivo esperienze diverse, ignorando le disparità socioeconomiche esistenti sia all'interno della comunità asiatica che nei confronti dell'esterno.
Inoltre, ricerche hanno dimostrato come la pressione a conformarsi a questo stereotipo ha avuto un impatto negativo sulla salute mentale e sul benessere generale degli Asiatico Americani. Promuovendo l'idea dell'eccezionalità asiatica, questo stereotipo mina gli sforzi per affrontare il razzismo sistemico e l'ineguaglianza vissuta dalle altre comunità emarginate. Inoltre, giustifica politiche discriminatorie e trascura i legami storici di colonialismo, schiavitù e segregazione che continuano a influenzare i gruppi razziali ed etnici non bianchi negli Stati Uniti.
DISCRIMINAZIONI e RAPPRESENTAZIONI
Anche perché dallo stereotipo della “minoranza modello” non è di certo disceso un riconoscimento positivo di status. Al contrario, gli Asiatico Americani sono una delle minoranze che, in un contesto di già generale e diffusa discriminazione, hanno storicamente subito uno dei trattamenti peggiori.
Attualmente, il 57% degli adulti di origine asiatica considera la discriminazione un problema significativo, e il 63% ritiene che gli Asiatico Americani ricevano troppo poca attenzione quando si tratta di questioni specifiche che li riguardano. Secondo un sondaggio del Pew Research Center, la maggioranza degli asiatico-americani sperimenta discriminazioni in tre modi principali: il 78% degli adulti di origine asiatica dichiara di essere stato trattato come straniero; il 63% ha vissuto episodi in cui le persone presumono che siano una "minoranza modello"; il 35% afferma di essere stato fermato presso un posto di controllo di sicurezza per un controllo aggiuntivo a causa della loro etnia.
Queste esperienze di discriminazione nonché le lotte per denunciarle e combatterle sono in maniera crescente protagoniste di rappresentazioni culturali e pop di vario genere, in ragione di un crescente numero di autori e creatori asiatico americani che riescono a raccontare le loro storie con anche un ottimo successo mainstream.
Per esempio, Hari Kondabolu è uno dei molti americani di origine sud-asiatica di seconda generazione, principalmente di origine indiana, che ha guadagnato visibilità nella commedia mainstream americana negli ultimi anni. Il loro successo rappresenta una pietra miliare significativa nel riconoscimento delle persone di origine sud-asiatica nella società americana. Tuttavia, la maggior visibilità degli americani di origine sud-asiatica nella cultura pop non ha sempre portato a una diminuzione degli stereotipi.
Ad esempio, Kondabolu ha affrontato direttamente il problema del personaggio di Apu nel documentario "The Problem with Apu". Il film esamina la rappresentazione del personaggio Apu Nahasapeemapetilon ne I Simpsons, evidenziando come questo ritratto perpetui stereotipi razzisti sugli Indiani e sugli Asiatici del sud. Apu, doppiato dal noto attore bianco Hank Azaria, è spesso rappresentato come una caricatura offensiva degli Indiani, che parla con un forte accento e gestisce un minimarket, tutti stereotipi riduttivi. Kondabolu nel documentario sottolinea come questi stereotipi non solo deformino la percezione del pubblico, ma influenzino negativamente anche l'autostima e l'identità delle persone di origine indiana. Il documentario esplora le testimonianze di vari attori, comici e personalità indiane americane che hanno subito il peso di queste rappresentazioni. Molti condividono esperienze di essere stati derisi con citazioni di Apu o di aver dovuto lottare contro pregiudizi derivanti direttamente da tali stereotipi. Questo fenomeno, chiamato "Apu Syndrome", dimostra l'influenza pervasiva e dannosa delle rappresentazioni razziste nei media.
Il documentario di Kondabolu mette in luce una questione più ampia riguardo alla rappresentazione delle minoranze nei media. La mancanza di diversità nei team creativi spesso porta a rappresentazioni distorte e stereotipate.
Tuttavia, un numero crescente di opere pop e culturali, prodotte direttamente da autori asiatico-americani, sta ridefinendo questo trend in modo deciso e senza compromessi. Come evidenziato da diverse fonti, la proliferazione di film e serie televisive sta dimostrando che gli americani di origine asiatica non cercano più semplicemente l'inclusione, ma stanno riplasmando la cultura mainstream creando spazi propri secondo i propri termini. Opere come il film "Everything Everywhere All at Once" e le serie TV "Ms. Marvel" e "Beef" raccontano l'esperienza asiatico-americana senza sentirsi obbligati a spiegare costantemente aspetti culturali e identitari. In particolare, "Beef" si distingue nel descrivere la vita quotidiana, inclusa la dimensione religiosa come l'esperienza emotiva di un personaggio durante un servizio in una megachurch evangelica coreana, insieme alle sfide traumatiche che spesso accompagnano questa esistenza. Queste opere non solo danno voce a esperienze raramente raccontate, ma lo fanno con una prospettiva nuova e autentica.
RELIGIONE: DATI
Il 32% degli Asiatico Americani non è affiliato religiosamente, in aumento dal 26% nel 2012. Il Cristianesimo rappresenta il gruppo religioso più numeroso con il 34%, ma ha visto il calo più significativo, diminuendo di 8 punti rispetto al 2012, diviso tra cattolici e protestanti (che sono rispettivamente il 17% e il 16%). Gli Evangelici costituiscono il 10%, così come Buddisti e Induisti, mentre i Musulmani rappresentano il 6%. Altri gruppi religiosi, tra cui taoisti, giainisti, ebrei, sikh e altri, insieme rappresentano circa il 4%. Le affiliazioni religiose variano ampiamente a seconda delle origini: per esempio, il 56% degli americani di origine cinese e il 47% di origine giapponese non sono affiliati; tre quarti degli americani di origine filippina sono cristiani, principalmente cattolici; il 59% degli americani di origine coreana è cristiano, con il 34% che si identifica come evangelico.
Un aspetto interessante emerso da un recente studio del Pew Research Center riguarda il crescente numero di Asiatico Americani (come per la popolazione generale degli Stati Uniti) che non sono affiliati religiosamente e che pur continua a sentirsi vicino a qualche tradizione. Il 40% degli Asiatico Americani dichiara di sentirsi vicino a una tradizione religiosa per motivi diversi dalla pratica religiosa diretta. Ad esempio, sebbene solo l'11% si identifichi come buddista, il 21% si sente vicino al buddhismo per motivi legati all'origine familiare o culturale. In molte società asiatiche, l'identità religiosa ha sfumature diverse rispetto alle culture occidentali: pratiche e credenze legate a buddhismo, induismo, taoismo, shintoismo e confucianesimo sono spesso così intrecciate nella vita quotidiana che anche coloro che non si identificano con queste tradizioni possono accettarne alcune credenze e partecipare a rituali. I confini tra membri e non membri, così come tra i gruppi religiosi stessi, possono essere sfumati. In Cina e in Giappone, ad esempio, molti templi e santuari sono associati a tradizioni multiple.
Gli Asiatico Americani si trovano così all'incrocio di due modi di essere religiosi. Molti si identificano con una religione specifica, come il Cristianesimo o l’Islam. Tuttavia, molti altri, pur non identificandosi con una religione specifica, si sentono vicini alle tradizioni religiose o filosofiche comuni nei loro paesi d'origine. Inoltre, alcuni Asiatico Americani dichiarano di sentirsi vicini a più tradizioni religiose contemporaneamente.
RELIGIONE: STORIE
Orientarsi dunque in questo complesso multiverso che sono le religiosità e spiritualità proprie delle differenti comunità e realtà asiatico americane richiede tempo e attenzione. Ci torneremo. Oggi voglio proporvi tre focus su tre realtà molto diverse, un modo per capire quanto questo caleidoscopio sia davvero ricco e irriducibile a qualsivoglia stereotipo.
Comunità Indocaraibiche
Sebbene in gran maggioranza si trovino sulla Costa Ovest, non tutti gli Asian Americans sono californiani. A New York, in particolare in alcuni quartieri, una comunità particolarmente fiorente e in crescita è quello Indo-Caraibica, in particolare di origine guyanese. La complessità identitaria di questa comunità, che è a maggioranza induista, è particolarmente interessante.
L'Induismo è comunemente associato agli americani di origine indiana, la maggior parte dei quali è immigrata dopo il 1965. Tuttavia, la storia dell'Induismo negli Stati Uniti è più complessa, come dimostrato dalla comunità guyanese. I Guyanesi possono identificarsi o essere identificati come afroamericani, americani di origine asiatica o americani multirazziali. Nel 1966, quando la Guyana divenne una nazione indipendente, il termine "guyanese" si riferiva a individui di discendenza africana, asiatica (indiana e cinese), europea e amerindiana. Questi individui praticano molte religioni tra cui induismo, islam e cristianesimo. Oggi in Guyana, gli le persone di origine indiana sono la maggioranza, e l'Induismo rappresenta il secondo gruppo religioso più numeroso. L'Induismo praticato in Guyana, e successivamente dalla diaspora guyanese, è il prodotto di un momento storico particolare. Le diverse tradizioni induiste portate nella Guyana britannica furono riformulate strategicamente per coltivare una comunità induista e indiana unificata. I sacerdoti induisti integrarono la struttura di culto congregazionale protestante e abbandonarono pratiche considerate pagane.
I Guyanesi sono oggi il secondo gruppo di immigrati più numeroso nel Queens e il quinto più grande nella città nel complesso. Sia gli Afro-guyanesi che gli Indo-guyanesi emigrarono in città negli anni '70. I Guyanesi di discendenza indiana, sempre più conosciuti come indo-caraibici, sono la maggioranza in "Little Guyana". Indo-caraibici è un'identità pan-etnica scelta e rivendicata, che si riferisce a individui provenienti dalla Guyana, Trinidad, Jamaica e Suriname di origine indiana.
A partire dagli anni Novanta, la comunità indo-caraibica di New York City, desiderando creare un evento che celebrasse contemporaneamente l’indianità e laa caraibicità, organizza il corteo di Phagwah nel Queens. Phagwah, più comunemente conosciuto come la festa induista di Holi, è un evento caraibico. Inoltre, a partire dal 2021 la comunità Indo-Caraibica di New York ha fatto leva sui suoi decenni di organizzazione civica e culturale per rivendicare visibilmente il suo appartenere alla città attraverso la con-denominazione di alcune strade e vie. Negli ultimi anni, alcune strade nel Queens sono state denominate per onorare prominenti leader induisti della comunità, come Pandit Ramlall e Ritwantee Persaud, entrambi personaggi di spicco attivi nella comunità induista guyanese della città. Nel settembre 2022, una sezione di Van Siclen Avenue è stata dedicata a Pujari Basdeo Mangal Way. Pujari Basdeo Mangal, deceduto nel 2016, contribuì a istituire a New York City il culto di Mariamman o Kali Mai, noto anche come tradizione Madrassi, all'interno dell'induismo guyanese o caraibico.
La storia unica della migrazione indo-caraibica negli Stati Uniti permette di ripensare a chi viene considerato Americano di origine asiatica e come gli Americani di origine asiatica usano la religione per rivendicare la propria appartenenza.
La Comunità Giapponese Americana e Il Buddhismo Giapponese Americano
La comunità giapponese americana è una delle più antiche comunità asiatiche negli Stati Uniti. Con una storia che risale al XIX secolo, i giapponesi americani hanno affrontato sfide significative, compresa la discriminazione e l'internamento durante la Seconda Guerra Mondiale. Nonostante queste difficoltà, hanno dato un contributo significativo alla cultura, all'economia e alla società americana e hanno mantenuto una ricca eredità culturale.
Il Buddhismo giapponese americano affermatosi alla fine del XIX secolo, ha attraversato significative trasformazioni, adattandosi alle nuove realtà sociali e culturali. La maggior parte degli immigrati proveniva da regioni rurali del Giappone e portava con sé le tradizioni religiose locali, prevalentemente legate alle scuole buddhiste Jodo Shinshu (Terra Pura) e Zen. I primi templi buddhisti giapponesi negli Stati Uniti furono fondati in California e Hawaii, dove si concentravano le comunità. Il tempio Jodo Shinshu (divenuta la più grande denominazione del Buddismo giapponese in Nord America) Honpa Hongwanji, fondato a Honolulu nel 1889, è uno dei più antichi. Questi templi non solo servivano come luoghi di culto, ma anche come centri comunitari.
Con l'internamento di circa 120.000 giapponesi americani, molti templi furono chiusi o distrutti. Tuttavia, questa esperienza ha anche rafforzato il senso di comunità e resilienza tra i praticanti buddhisti giapponesi. Dopo la guerra, il Buddhismo giapponese americano ha conosciuto una rinascita. Le comunità hanno ricostruito i loro templi e adattato le pratiche religiose per rispondere alle nuove esigenze sociali e culturali. Molte pratiche buddhiste sono state modificate. Le cerimonie sono state rese più comprensibili per le nuove generazioni e sono stati introdotti elementi della cultura americana. Negli anni '60 e '70, con l'emergere del movimento per i diritti civili e la controcultura, il buddhismo giapponese ha iniziato ad attrarre un pubblico più ampio, inclusi Americani di altre origini etniche. Questo ha portato a una diversificazione delle comunità buddhiste e a un incremento del dialogo interreligioso.
Come ha notato lo storico Contreras deGuzman, il moderno Buddismo giapponese americano è emerso in ragione dei processi di adattamento, urbanizzazione e discriminazione degli immigrati giapponesi in particolar modo nell’area di Los Angeles. Paradossalmente, questi processi di adattamento anziché attenuare gli insegnamenti del Jodo Shinshū li ha resi rilevanti per generazioni attraverso diverse linee etniche, influenzando le pratiche dei templi, l'impegno nei movimenti sociali e le attività di sensibilizzazione.
Il buddhismo giapponese ha avuto un impatto significativo non solo sulla comunità giapponese americana, ma anche sul più ampio panorama religioso degli Stati Uniti. Molti leader buddhisti giapponesi americani sono stati attivi nelle lotte per la giustizia sociale, promuovendo valori di non-violenza e uguaglianza. Le scuole buddhiste, i ritiri e i centri di meditazione fondati da giapponesi americani hanno reso il buddhismo accessibile a un pubblico più vasto.
Megachurch Coreane negli Stati Uniti e Asian American Evangelicals
Le megachurches coreane rappresentano un fenomeno in crescita nel panorama religioso degli Stati Uniti. Queste chiese, che attirano migliaia di fedeli, svolgono un ruolo cruciale non solo nella vita spirituale, ma anche nella formazione dell'identità culturale e sociale della comunità coreano-americana. Con radici nelle chiese evangeliche della Corea del Sud (dove in particolare le elites sociali del XIX secolo si erano convertite in seguito all’incontro con missionari protestanti), le prime megachurch coreane hanno iniziato a formarsi nei grandi centri urbani come Los Angeles, New York e Atlanta, dove le comunità immigrate erano più numerose. Il Protestantesimo era considerato ancora all metà del Novecento la religione della classe media e degli intellettuali e associata, in Sud Corea, con processi di modernizzazione e occidentalizzazione. Come abbiamo visto, l’immigrazione asiatica negli Stati Uniti a partire dagli anni Sessanta era prevalentemente proprio della classe media. Una megachurch è generalmente definita come una chiesa con una congregazione di almeno 2.000 membri. Le megachurch coreane, come quelle americane, offrono una vasta gamma di programmi e servizi, che vanno dal supporto spirituale all'assistenza sociale.
Il Protestantesimo evangelico di stampo coreano tende ad essere conservatore dal punto di vista economico e morale. Ma i Korean e più in generale Asian American Evangelicals rappresentano un fenomeno complesso e a tratti contraddittorio. Gli Evangelici asiaticoamericani sono in maniera crescente oggetto di interesse, da un lato per la loro crescente importanza come leader anche delle più note organizzazioni evangeliche bianche, tra cui InterVarsity e la National Association of Evangelicals, dall’altra, per il loro coinvolgimento nelle lotte contro il razzismo e a sostegno dei movimenti come Black Lives Matter.
Nelle elezioni presidenziali del 2016, l'80% degli evangelici bianchi ha sostenuto il repubblicano Donald Trump. Tuttavia, il sostegno a Trump è stato maggiore tra i bianchi non evangelici che tra i neri, i latini o gli asiaticoamericani evangelici. In altre parole, i non bianchi religiosamente conservatori erano meno propensi a votare per Trump rispetto ai bianchi che non si identificano come evangelici. Anche se gli evangelici asiaticoamericani tendono a mostrare maggiore religiosità in termini di frequenza in chiesa e idee fondamentaliste sul cristianesimo rispetto agli evangelici bianchi, sono meno conservatori su questioni che vanno dal cambiamento climatico alla riforma sanitaria. Allo stesso tempo, gli Evangelici asiaticoamericani convergono con le posizioni più conservatrici degli evangelici bianchi riguardo al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Prima ancora delle elezioni di medio termine del 2022, i sondaggi hanno mostrato un piccolo ma significativo aumento della proporzione di elettori asiaticoamericani che hanno sostenuto Donald Trump tra il 2016 e il 2020. Alcuni di loro erano anche presenti durante l'insurrezione del 6 gennaio. Tuttavia, la religione non è un fattore primario delle opinioni politiche conservatrici tra gli asiaticoamericani, mentre più rilevanti sono più complessi equilibri e pregiudizi nei confronti delle altre minoranze.
Qualche link alle fonti.
L’indagine del Pew Research Center sul panorama religioso delle comunità asiatico americane.
E quella sulla discriminazione anti asiatica.
Il forum di The Immanent Frame sulle Asian American Religions.
In articolo di Time Magazine sulla storia dell’istituzione dell’Asian American, Native Hawaiian and Pacific Islander Heritage Month.
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